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Attraversando l'Atlante e i villaggi berberi a sud di Marrakesh, abbiamo sciato sulle nevi del Toubkal e sulle dune del deserto di Merzouga.

Caldo e Aurélie

26 Febbraio - 10 Marzo 2009

Quest'anno ci concediamo una vacanza a due, come ai vecchi tempi. Lasciamo Julie dai nonni e partiamo in un anno generoso di neve a provare quella del Marocco.
Atterriamo a Marrakesh, affittiamo una scassatissima Dacia Logan (personalmente vi sconsiglio la compagnia Medloc, ci hanno fregato bene bene, ma presto impariamo che è la prassi qui). Puntiamo la sera stessa verso l'Atlante, carta e GPS nella mano, direzione Imlil, piove...sarà tutta neve fresca per noi sull'Atlante.

Scialpinismo in Marocco...vedi anche qui

Arriviamo a Imlil che sono le 10 di sera, piove e non c'è luce. Dobbiamo andare dal nostro Mohamed dove abbiamo prenotato, ma non c'è un cartello. Il parcheggiatore (è il lavoro più diffuso in Marocco, ce n'è uno ad ogni angolo) ci dice che per arrivarci occorre camminare 15 minuti fino in cima al villaggio, gentilissimo (cioè 10 Dh= 1€), ci accompagna...non l'avremmo mai trovato da soli.
Partiamo da Imlil (1700m) verso le 9 per il refuge Toubkal. Zaino e sci in spalla come siamo abituati qui nelle Alpi. Incontriamo altri gruppi ma tutti con guida marocchina o di Chamonix e muli al seguito...ci guardano stupefatti sorridendo, non so, mi sembra normale andare in montagna senza muli... Arriviamo a Chamarouch (2300m), villaggio fatto di baracche e case di fango. Qui inizia la neve e i bagagli dei turisti finiscono dai muli sulle spalle dei marocchini che, a piedi, li portano al rifugio. Ne vediamo uno che ha in spalla una valigia con le rotelle....guardo "l'alpinista" senza zaino schifato. Mettiamo gli sci ai piedi e saliamo con le pelli al rifugio (3200m, 5h30). La neve è strana, è rosa e gessosa, frammista alla sabbia del deserto che è stata trasportata qui dal vento.

Sopra il villaggio di Imlil da dove partono i sentieri per i rifugi Toubkal e Tachdirt, quindi si passa per Aremd (sotto a sx), l'ultimo villaggio prima di  risalire il fiume fino a Chamarouch (più sotto). Qui si calzano gli sci fino al rifugio Toubkal

 

 

Jebel Toubkal, 4167 m. S2 (AD/2.3), disl. 1020m. Salita per l'Ikhibi Sud, discesa per l'Ikhibi Nord

Partiamo per il Jebel Toubkal alle 8, saliamo per la Combe W che parte dietro al rifugio. Il vallone termina sotto un breve salto sulla dx che porta alla lunga cresta S, la via normale di salita ma che è pelata dal vento. Scegliamo di salire lungo la cresta SW, sembra fattibile, non c'è nessuno. Il pendio è ripido ma è sopravento, un piccolo passaggio di roccia e siamo sulla cresta finale che porta in cima (3h30). Il panorama a 360° è fantastico, da una parte le altre catene dell'Atlante, dall'altra la foschia rossastra del deserto.
Dalla cima scendiamo verso la cresta N che porta alla Combe NW, non c'è nessuna traccia. Scendiamo da soli su una neve spettacolare per 800m. Arriviamo in fondo, da dove risaliamo per 100m al rifugio. (5h in totale)

 

Nella sequenza di foto sopra, l'itinerario di salita lungo la Combe W. In alto a dx il costone di salita della normale sotto a sx la nostra salita lungo la cresta SW. In centro la piramide della vetta del Toubkal.
Qui sopra a sx si vede la cima del Toubkal presa dal Ras. La traccia rossa a dx è la cresta S dove sale la normale, a sx la cresta SW dove siamo saliti noi.
Qui sopra a dx la discesa per la cresta N: molto spazzata dal vento, ma comunque percorribile con gli sci anche se a tratti esposta.
Sotto le nostre due uniche tracce di discesa nella splendida e solitaria Combe NW

 

 

Ras N'Ouanoukrim, 4083 m. S3 (AD/3.3), disl. 930m. Salita per la cresta Est e discesa per il Couloir NE

Partiamo dal rifugio alle 8, saliamo in direzione S al Tizi n'Ouagane (1h, 3750m). Dal colle saliamo a piedi la cresta E stando sempre sul versante N (non S come dice la guida), qualche passaggio di II°, aereo. Quindi arriviamo facilmente in cima sci ai piedi (3h30). Decidiamo di scendere lungo il ripido canalone NE, alcuni americani ci hanno purtroppo preceduto stavolta, ma il canalone è splendido, 300m a 35° con una corta sezione stretta (5m) a 40-45°. Da qui facilmente arriviamo al rifugio (6h in totale).
Un tagine veloce per riprendere le forze e poi scendiamo a Imlil sempre in "stile alpino" (3h30).

La salita al Ras. Il Colle Tizi n'Ouagane, a destra la parte di cresta E che comporta qualche passaggio di misto e un canale ripido. Sotto la salita alla vetta. In fondo si vede la pala finale del Timezguida, un altro 4000 vicino al Ras. Più sotto ancora la discesa dal couloir NW dalla vetta del Ras.

Il Couloir NW di discesa dal Ras N'Ouanoukrim. Sotto discesa verso Imlil. Nei villaggi ci chiedono di vendere la nostra attrezzatura (sci, scarponi, zaini, magliette, qualsiasi cosa). Vedendo con che cosa vanno in montagna anche la nostra roba più vecchia rappresenta per loro una reale opportunità. A noi ci hanno offerto addirittura una vacca per gli sci di Aurélie... il problema era dove metterla in aereo !

 

...attraverso l'Atlante e i villaggi berberi a sud di Marrakesh...

Dopo un altro Tagine au poulet ripartiamo l'indomani con la nostra Dacia per il Tizi-n- Tichka, il passo più alto dell'Atlante, spesso innevato. Gole e villaggi color terra si alternano. I fiumi sono abbondanti, le donne ne approfittano per lavare i vestiti nei fiumi. Sulle strade centinaia di bancarelle che vendono minerali e fossili, per lo più falsi anche se i pezzi buoni ce li hanno. Queste catene montuose sono ricche di rame, argento, oro, piombo e altri metalli.

Il paesaggio è quello dei passi alpini, i cartelli dicono Attention Verglas (ghiaccio), ma siamo in Marocco a due passi dal Sahara.
Sotto le donne scaldano l'acqua per lavare i panni. In estate questo non sarà più possibile, i fiumi saranno completamente secchi.

Superato il passo, il paesaggio si desertifica, arriviamo a Ait Ben Haddou, famosa per la sua kasbah, teatro di numerosi film come Il Gladiatore o Asterix e Cleopatra. La kasbah, tutelata dall'UNESCO, è ancora abitata da una decina di famiglie, il resto si è trasferito al di qui del fiume, che dobbiamo attraversare a dorso di mulo. I muri delle case, come in tutto il Marocco d'altronde, sono fatte di pietre alla base sormontate da un misto di fango e paglia. Ogni anno i muri vengono restaurati perché la pioggia dilava via il fango che li compone.

Sopra la kasbah di Ait Ben Haddou, una delle meglio conservate in tutto l'Atlante, si trova al di là dell'Oued Ounila che bisogna in questo periodo attraversare a dorso di mulo.

Passiamo da Ouarzazate, visitiamo la kasbah di Taourirt, ben conservata ma come le altre vuota al suo interno, la gente sonnecchia nei vicoli della Mellah (vecchio quartiere ebraico). E' strano vedere tanta gente davanti alle porte delle case e appoggiati ai muri senza fare niente, per lo più sono uomini. Le donne, quando si vedono, spesso lavorano portando pesi a volte disumani. Se gli uomini per caso devono trasportare qualcosa, lo fanno attraverso i muli, che le donne al contrario non utilizzano mai. Continuiamo il nostro viaggio verso oriente rimanendo a sud dell'Atlante.

Uno dei tanti nidi di cicogne nella kasbah di Taourirt ad Ouarzazate

Entriamo nelle Gole di Dades, una grandinata improvvisa ci obbliga ad una fermata, ne approfittiamo per mangiare all'Auberge Argane. Il posto è fantastico e il tipo veramente simpatico, peccato siamo solo di passaggio, ma ci consiglia un posto oltre le gole di Todra dove siamo diretti. Le Gole di Todra ci deludono un po', tanti turisti, camper, pulmann, ma le pareti sono fantastiche per arrampicare... ci ritorneremo. Continuiamo nella tranquillità delle ultime ore di luce verso Tamtattouche e l'Auberge Baddou, consigliato dal nostro amico. Il posto è carino ed il gestore Ahmed, berbero puro sangue, è fantastico, la sera cantiamo e suoniamo insieme ai suoi amici con tamburi e altre diavolerie a corde.

Le gole di Dades. Percorrendo la strada fino a Msemrir si incontrano forme rocciose stranissime come qui a sx le cosiddette "Dita di scimmia".
Sotto, oltrepassate le gole di Todra, si entra in un paesaggio lunare. La strada porta a Tamtattouchte. A questo punto se avete tempo continuate verso Amellago, sarete da soli.

Le gole di Todra

Consigliati da Ahmed dell'Auberge Baddou, cambiamo la nostra tabella di marcia e ci dirigiamo verso Amellago, la cartina dice che la strada è sterrata, ma sembra che l'abbiano asfaltata. Il nostro amico aveva ragione, il posto è incantevole, rocce dolomitiche a picco contrastano con il verde nei campi. Molti pastori dormono nelle grotte vicino al fiume. Unico problema sono i guadi, la nostra povera Dacia ha qualche difficoltà a superarne alcuni dove la corrente è veramente forte. Un camioncino 4x4 che fà servizio taxi ci aiuta a passare indenni. In estate però non dovrebbe essere un problema, i fiumi saranno secchi.
Il posto è anche un paradiso per arrampicare. Abbiamo visto numerose vie spittate da poco, peccato non aver portato anche la corda!!

Sopra la valle di Todra verso Amellago e le montagne Ait Morrhad. A sx grotte abitate dai pastori, qui a dx donne con enormi fascine di legna ci fermano per chiederci dei soldi. Ancora una volta i lavori più duri sono a carico delle donne in Marocco.
Queste fascine rappresentano per queste genti l'unico modo per scaldarsi e vi assicuro che di notte d'inverno qui la temperatura scende facilmente sotto lo zero.

...con gli sci sulle dune del deserto...

Raggiungiamo Goulmima, proseguiamo verso sud-est direzione Erfoud, il terreno è sempre più desertico. Continuiamo verso sud in mezzo a piantagioni di palme fino a Merzouga. La strada qui termina, oltre, il deserto e l'Algeria, ma siamo qui per questo: vogliamo provare i nostri sci sulle dune di sabbia dell'Erg Ghebbi. Dormiamo da Ali, un parente di Ahmed, oramai ci lasciamo guidare dai consigli del nostro amico e anche stavolta sembra ottimo. Si chiama Guest House Merzouga. Dopo aver provato la sera la fattibilità di sciare su una piccola duna davanti al villaggio, per il giorno dopo organizziamo di farci portare con i dromedari nei pressi di una bella duna. I beduini la mattina ci guardano un po' di traverso, non vi dico quando ci mettiamo gli scarponi e saliamo sci ai piedi a partire dalle tende dell'accampamento !!

Sci in spalla è faticoso dove è ripido, invece con gli sci ai piedi si sale facilmente senza pelli di foca. Quando abbiamo fatto i "dietrofront" come sulla neve è stato il massimo. Trovarsi con gli sci ai piedi nel deserto è meraviglioso per uno sci alpinista ma la neve è sempre la migliore a sciare !

Sopra ancora momenti della nostra sciata sulle dune di Merzouga. Qui a fianco una strada interna di uno "ksar" nei pressi di Rissani, un villaggio coperto fatto di fango e paglia racchiuso da quattro mura. Le abitazioni sono ai lati di queste strade in condizioni igieniche allucinanti. Il vantaggio per chi abita questi villaggi è che si rimane isolati dal caldo e dalle bufere di sabbia.

Torniamo indietro verso Rissani dove visitiamo alcuni "ksar", poi un lungo (500 km) trasferimento verso la costa. Fino alla Valle del Draa si viaggia su una strada a una sola carreggiata... il più grosso rimane in centro, l'altro si sposta. Arriviamo ad Agdz, dove sostiamo per pranzo nella kasbah di Tamnougaldt. Attualmente la kasbah è mezza in rovina ma è ancora abitata da alcune famiglie, mentre la visitiamo alcune donne stanno stendendo i panni e i tappeti negli allora cortili delle feste.

Proseguiamo verso ovest su piccole strade solitarie, passiamo Tazenakht e Taliouine a sud del Toubkal, entrando nella Valle del Souss. Ci fermiamo a Taroudannt, città un po' misteriosa, nascosta dalle mura rosse che la circondano con lo sfondo delle cime innevate dell'Atlante.


A destra la kasbah di Tamnougaldt, sotto Taroudannt e capre su un albero di Argan

...Essaouira e Marrakesh

Passiamo Agadir che qui aggiungono "rien à dir", dunque non ci fermiamo e risaliamo la costa verso nord. Le campagne sono molto verdi. Qui coltivano l'argan, una pianta spinosa simile all'ulivo che produce semi oleosi. L'olio di argan viene impiegato in cucina e nella cosmetica come base di una miriade di creme di bellezza. La produzione è però un po' particolare. Per poter estrarre l'olio, fanno mangiare i semi alle capre (ecco perchè nella foto sono sull'albero) che, grazie ai potenti enzimi presenti nel loro intestino, riescono a sciogliere la dura polpa esterna. Le donne (tanto per cambiare) quindi estraggono dallo sterco delle capre i semi, li spaccano, li tostano e quindi estraggono l'olio ivi contenuto. 1 lt di olio richiede circa 30 kg di noccioli e 15 ore di lavoro (di m...).

Arriviamo ad Essaouira. La città è chiusa alle auto, ma per fortuna ci sono parcheggiatori dappertutto. E' un mercato permanente di tappeti, spezie, gioielli, antiquari, babbucce e tutto l'artigianato marocchino. Il souk è senz'altro meno caotico di quello delle grandi città e più "easy" rispetto a Marrakesh. Ci concediamo 2 giorni di relax in questa città portuale tutta blu e bianca.

Qui il bellissimo porticciolo di pescatori. Andate a mangiare il pesce appena pescato (attenzione che il weekend i pescatori non escono in mare) sulle bancarelle di fronte al porto, lo scegliete dal bancone, contrattate il prezzo e ve lo cucinano alla griglia davanti a voi. Le spremute di arance le trovate ad ogni angolo in questa parte di Marocco e sono dolcissime.
Sotto immagini del souk di Essaouira.

Partiamo per Marrakesh, la strada è disseminata di autovelox e poliziotti. A Marrakesh riusciamo a destreggiarci tra il dedalo di vie senza cartelli grazie ad una cartina e il GPS. Decidiamo di puntare al cuore della città, il Djemaa el Fna, la piazza centrale e le stradine del grande souk. Lo scenario è di una miriade di attività e di gente che cerca di convincerti che la propria merce è migliore della bancarella accanto. Nel souk a nord della piazza è bello perdersi dentro. Non mi è sembrato tanto pericoloso, come invece avevo letto. Ognuno vuole fregarti ma solo per venderti più cara la sua merce, ma questo fa parte del gioco. Non ho sentito di scippi, forse ne ho sentiti di più a Napoli. La piazza invece è qualcosa di incredibile. La tensione e gli odori crescono via via che arriva la sera, quando da ogni chiosco all'aperto escono fumi e odori di carne, pesce e spezie, intorno giocolieri, cantastorie, musicisti , incantatori di serpenti, ognuno che cerca di attirare la tua attenzione. Non mi sorprende che l'UNESCO abbia dichiarato la piazza "capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell'umanità".

Immagini dei souks di Marrakesh. In alto il Souq dei Tintori dove la lana tinta a mano viene appesa tra le botteghe ad asciugare e una bottega di tappeti del Souq Smarrine. Fotografare le persone è quasi impossibile, l'unica è fare finta di fotografare qualche cosa d'altro, ad esempio un gatto. Qui sotto incantatori di serpenti a Djemaa el Fna in attesa di clienti si bevono un thé. Il thé marocchino è molto zuccherato e aromatizzato con molte foglie di menta. Il versare il thé rappresenta un rito in Marocco: viene versato dall'alto in un bicchiere e poi riversato nella teiera per mescolare le foglie prima di essere servito agli ospiti

Sopra Djemaa el Fna, quando i chioschi cominciano a fumare. L'ultima sera ci siamo avventurati a mangiare la testa di pecora. Già cotta, viene preparata al momento, si tolgono le ossa del cranio, la mandibola, gli occhi e la cervella. Il resto viene tagliuzzato nel vostro piatto. Il gusto è ottima ma è meglio non guardare nel piatto ! 
Sotto da sx la Medersa Ali ben Youssef, le Tombe dei Saaditi e il Jardin Majorelle fondato da Yves Saint Laurent

Dopo una giornata caotica in mezzo al souk (impossibile fare di più) ci siamo fatti un giro nella Marrakesh storica. Vale la pena sicuramente la Medersa Ali ben Youssef. Un po' meno forse la kasbah, il Palazzo el Badi, le Tombe, la Mellah. Le moschee inoltre sono vietate ai non musulmani. Insomma, Marrakesh è per il 90% la piazza e il souk. Prima di partire un po' di relax al Jardin Majorelle nella Ville Nouvelle e quindi felici di ritorno dalla nostra Julie, che nonostante tutto ci ha fatto una gran festa !