Trekking nei parchi
delle Torres del Paine in Cile e del Fitz Roy e Cerro Torre in
Argentina con una visita alle foche e alle balene della Penisola Valdes.
Caldo e Renza.
6 Dicembre 1996 - 1 Gennaio 1997
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Partiamo
da Milano, destinazione Buenos Ayres,
che raggiungiamo dopo un lunghissimo ma economico volo di 20 ore passando
per Washington e Miami.
Attraversiamo la piatta e monotona
Pampa Humeda con un viaggio di 18 ore in autobus. I sedili sono molto
comodi e c'è anche il servizio bar... ma sono sempre 18 ore in
autobus. Il giorno dopo siamo a Puerto Madryn. Alloggiamo da Backpacker,
bel posto con uso di griglia e giardino.
Puerto Madryn è il punto
di partenza per vedere la fauna della Penisola Valdes, un'oasi dove si rifugiano otarie, foche, pinguini e
in dicembre anche le balene franche.
Per vedere le balene vi consiglio
di non rivolgervi ai soliti tour operator che inseguono gli animali con
grossi catamarani, ma di andare direttamente a Puerto
Pyramide in taxi o autostop e di chiedere di un certo Alacran.
E' un tipo simpaticissimo, molto esperto di balene. Al timone di un mini
barchino ci ha condotti in mezzo all'oceano. Là, in balia delle
onde, ha spento il suo motore e..."aspettiamo, dice, le balene si
avvicinano da sole, siamo piccoli noi e quindi inoffensivi". Un piccolo
(10 metri) infatti si avvicina giocando con le pinne della madre, ci guarda
e poi si reimmerge davanti a noi. Quando passano sotto il barchino ci
si sente piccoli piccoli ma per niente in pericolo. Alacran ci racconta
intanto di alcuni anneddoti, della sua amica balena Rocito, morsa tre
anni fa da un'orca proprio a Valdes e poi guarita, adesso torna ogni anno
mostrando la pinna ferita. Le balene franche partono a maggio dall'Africa
del Sud per partorire durante l'estate australe proprio qui, luogo protetto
e caldo (si fa per dire, perchè al massimo ci sono 16-18 °C
!!). Rientriamo soddisfatti a casa per berci un caldo Yerba Mate.
A
Puerto Madryn ci rivolgiamo a Jorge
Outumuro y Vasquez (096552197) per un' immersione subacquea con le otarie.
Scendiamo nell'acqua gelida dell'oceano vicino ad una colonia, le otarie
sono fuori dall'acqua a prendere il sole ma, incuriosite, decidono di
venirci a trovare. In un attimo veniamo circondati da questi splendidi
animali, così goffi fuori dall'acqua ma tanto agili a nuotare.
Ci vengono vicino, ci annusano, le loro setole dure del muso ci sfiorano
le mani e quando soffiamo fuori le bolle dall'erogatore, loro...fanno
lo stesso. Dal ridere l'acqua mi entra nella maschera ! E' stato meraviglioso.
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Un cucciolo di otaria sulla spiaggia di Valdes. Sotto due pinguini
indecisi
Sopra una madre di balena gioca con il suo cucciolo. A sinistra le
foche giocano con noi sotto l'acqua
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Il 13 dicembre da Puerto Madryn, raggiungiamo Trelew e da qui, in
aereo, Rio Gallegos e quindi Usuhaia, la Tierra del Fuego. Qui siamo
alla "Fin du Mundo", in estate non fa veramente mai buio, il sole
tramonta verso le undici - mezzanotte per risorgere poco dopo. La città
è investita tutto il tempo dal vento australe e il clima può cambiare
quattro o cinque volte al giorno. Usuhaia è una città di frontiera, da
qui partono le navi per l'Antartide. Andiamo a fare un trekking alla
Baia di Lapataia, un posto per pensare, pieno di conigli e castori,
entrambi importati un tempo dal Canada e ora sviluppatisi oltre misura
per l'assenza sulla Tierra del Fuego dell'orso, loro predatore naturale. Il 16 dicembre alle 3 di notte prendiamo l'autobus per Puerto Natales, Cile. Attraversiamo lo Stretto di Magellano e chilometri di
pampa. Le pecore e i nandù ci offrono qualche diversivo. Finalmente
arriviamo a destinazione. Alloggiamo da Casa Cecilia, dove organizziamo
il necessario per il trekking successivo. |
Terra del Fuoco. La città di Usuhaia. A destra il parco di Lapataia. |
Trekking attorno alle Torres del Paine
Il trekking si snoda intorno alle Torres del Paine con
un circuito ad anello di 5 giorni.
1° giorno: entriamo nel Parco
Nazionale delle Torres del Paine da Amarga e dopo 3h15' di facile
cammino arriviamo al Campamento Torres, proprio sotto le mitiche torri.
La sera una volpe ci viene a trovare davanti alla tenda.
2° giorno:
percorriamo il sentiero che costeggia il Cerro Paine per circa 8h,
questo ci conduce attraverso prati ricoperti di margherite al campamento
Coiron, in mezzo ad un bosco popolato da pappagallini verdi e rossi, un
vero contrasto con l'ambiente glaciale circostante.
3° giorno: attraversiamo per
circa 7 ore boschi e acquitrini glaciali, incontriamo tre gauchos che
si stavano preparando il mate. Al termine della giornata arriviamo al
lago del ghiacciaio Los Perros, disseminato di piccoli iceberg alla deriva.
Qui piantiamo la nostra tendina. La notte arriva una tempesta di neve
e il vento fischia tutto il tempo, senza sosta.
4° giorno: Il passo che ci aspetta,
dicono, è impraticabile con questo vento e il tempo peggiorerà
nei prossimi giorni. Al vento si aggiungerà la neve. O forziamo
oggi il passo o dobbiamo tornare indietro rinunciando alla parte più
spettacolare.
La mattina, siamo gli unici a partire.
L'inizio del sentiero si snoda nel bosco in mezzo ad acquitrini, paludi,
fango e tronchi spezzati, un vero calvario. Fuori dal bosco la tormenta
si fa sentire, un colpo di vento ci atterra entrambi. Renza: "non
vorrai veramente fare il passo in queste condizioni ??" La prendo
per mano e cerchiamo di avanzare quando il vento ce lo concede, non finisce
mai. Vicino al passo siamo costretti ad accucciarci e ad avanzare strisciando,
le condizioni sono davvero al limite, il vento è micidiale. Ma
finalmente raggiungiamo il passo. Appena scendiamo di qualche decina di
metri il vento ci passa sopra le teste, è fatta. Dall'altra parte
l'enorme ghiacciaio Grey ci ripaga della fatica e per facile sentiero
raggiungiamo quindi il rifugio Grey.(8h30')
5° giorno: proseguiamo verso il rifugio Pehoe e, visto che il tempo
non fa che peggiorare, decidiamo di non proseguire verso i Cuernos del
Paine ma di deviare verso Puerto Natales. Festeggiamo al ristorante Andrè
con un'ottima cenetta la fine del trekking.
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Il Glaciares Grey, sotto i Cuernos del Paine
Qui sopra dopo il passaggio per arrivare nella Valle del Glòaciares
Grey. A sinistra le Torres del Paine e un iceberg alla deriva nel Lago
Grey.
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Il 24 dicembre ci spostiamo verso El Calafate da dove raggiungiamo il Perito Moreno,
la vista è impressionante, così come il rimbombo dei seracchi
che cadono nel lago. Anche se un po' turistico vale certo la pena fare
un giro in barca
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Trekking attorno al Fitz-Roy e Cerro Torre
La mattina di Natale
la passiamo nell'ostello
rumoroso e sudicio di El Calafate. Decidiamo di partire subito per il trekking del Cerro Torre. Ci trasferiamo
a El Chalten e nel giro di 3h raggiungiamo il Campamento Bridwell, il
campo base del Cerro Torre, popolato come da abitudine da alpinisti in
attesa di poter compiere un'ascensione sul "Grido di Pietra".
C'è un gruppo americano, installato dentro la baracca del campo,
un gruppo sloveno, alcuni spagnoli e due italiani della Val Badia. Tutti
quanti sono lì da 20-30 giorni ad aspettare il bel tempo. Alcuni
sono riusciti a portare del materiale alla base della torre nei primi
giorni ma poi da allora la montagna è rimasta avvolta dalle nubi
e tempestata da raffiche di vento micidiali. Intanto la notte, il vento
aumenta di intensità e verso le due, la nostra tendina da trekking
cede, due pali si spezzano...la prossima volta torniamo con una tenda
da alpinismo seria.
La mattina decidiamo di scendere
al Campamento Poincenot, campo base del Fitz Roy. Qui il tempo è
splendido, e la vista al Lago de los Tres è impagabile. Il giorno
dopo camminiamo fino al Lago Piedras Blancas, disseminato di splendidi
piccoli iceberg alla deriva. Al ritorno incontriamo Fabio, una mio carissimo
amico, nonchè Guida Alpina della Falc (Scuola di alpinismo di cui
faccio parte), venuto anche lui in Patagonia con alcuni clienti. E' incredibile
incontrarlo qui dall'altra parte del mondo. La sera la passiamo insieme
di nuovo al Campo Bridwell, nella speranza l'indomani di vedere il "Grido
di Pietra".
La mattina successiva il Cerro Torre
si scopre, gli alpinisti sono già alla base della parete, noi ci
avviciniamo a prendere alcune foto fino alla Capanna costruita da Cesare
Maestri durante l'apertura della Via del Compressore.
La vacanza termina qui purtroppo, con questo regalo, il Cerro Torre, con
la sua meringa di ghiaccio in testa e le sue fantastiche pareti. Il 28
dicembre ritorniamo a El Calafate, un Pisco Sour come aperitivo seguito
da una parillada innaffiata da vino tinto chiude come di dovere questo
viaggio.
Da
El Calafate raggiungiamo in autobus Rio Gallegos e da qui in aereo Buenos
Ayres e Milano.
Il Fitz Roy, la Pointe Poincenot e il Cerro Torre
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