In tenda da Vancouver alle Montagne Rocciose attraverso
distese di conifere a perdita d'occhio e laghi color smeraldo.
Caldo, Aurélie e Julie
1 - 21 Agosto 2008
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Dopo la bell'esperienza avuta in Costa Rica quest'anno con Julie,
abbiamo avuto voglia di ripartire di nuovo. Approfittando che il dollaro
canadese, come quello americano, è ai minimi storici e del fatto che
Julie, a 15 mesi, ancora non paga il biglietto aereo, partiamo per
Vancouver, destinazione le Montagne della Columbia e le Montagne
Rocciose ai confini con l'Alberta.
Optiamo per la tenda, sia per diminuire comunque le spese, sia per
essere più liberi negli spostamenti. Certi campeggi nei parchi sono
infatti riservati solamente alle tende e la maggior parte dei campeggi
hanno posti limitati per i camper, mezzo preferito dai canadesi per le
vacanze. |
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Voliamo via Amsterdam con Martinair. Il volo di andata va piuttosto
male. Il posto della culla che avevamo riservato ce l'hanno fregato. Julie ce la
dobbiamo tenere per 9 ore sulle ginocchia. Per cercare di far passare il
tempo la facciamo passeggiare avanti e indietro nei corridoi
dell'aereo... praticamente ce la siamo fatta a piedi !!
Arrivati a Vancouver tutti i nostri bagagli risultano persi:
abbiamo solo il necessario per Julie. Si comincia bene. Per tre giorni
siamo costretti a rimanere a Vancouver, il traghetto che avevamo prenotato
per Prince Rupert lo abbiamo perso, riprogrammiamo tutto il nostro viaggio.
Intanto ci godiamo la città.
Vancouver è probabilmente la più bella città che abbia mai
visto nella mia vita. Non sto parlando di monumenti o di ristoranti ma
di vivibilità. Innanzitutto è sul mare e quindi, rispetto alle città
canadesi alla stessa latitudine, risulta molto più fresca d'estate e
molto più calda d'inverno. Appena dietro la città ci sono montagne a
perdita d'occhio con le più belle piste da sci del Canada a solo
mezz'ora di auto. La città in sé si gira tranquillamente in bici e i
filobus che la servono offrono la possibilità di portare facilmente le
bici. Praticamente ovunque è possibile fare jogging senza contare che
almeno un terzo della città è parco naturale.
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Vancouver: in alto il porto davanti allo Stanley Park e il nostro alloggio al Douglas House (consigliato).
In basso i grattacieli della city si stagliano contro le montagne di Whistler dove si svolgeranno nel 2010 le olimpiadi invernali.
Sempre in basso durante un giro in bici con Julie incontriamo una famiglia di procioni allo Stanley Park.
A destra totem delle "First Nations". |
A Vancouver abbiamo amato lo Stanley Park. Ideale in bici, si incontrano molti animali selvatici ed è
stato perfetto per far giocare Julie dopo il lungo il viaggio.
L'altro posto che ci è piaciuto molto è il Museo Antropologico, una superba
vetrina per la serie di oggetti e totem lasciati dagli abitanti
originari del Canada, chiamati ora "First Nations" e di cui i canadesi
stanno acquisendo sempre più consapevolezza. I totem venivano costruiti
per celebrare un evento che poteva essere la morte del capo tribù o la
nascita di qualcuno. I motivi scolpiti caratterizzavano la tribù di
appartenenza. Ad esempio per la tribù locale degli Haida era l'orca, per
altre l'orso o il lupo, anche se per la maggior parte dei totem rimasti
il vero significato è andato perduto.
Finalmente dopo 3 giorni abbiamo ritrovato i bagagli, Partiamo
diretti per le Montagne della Columbia passando per Hope e Kelowna.
Fino ad Hope percorriamo la tranquilla e verdissima Fraser
Valley, 70 km di autostrada a tre corsie, sarà l'unica del nostro lungo
viaggio. Di norma infatti le autostrade sono ad una corsia solamente, le
strade sono spesso diritte e di macchine se ne incontrano poche. Dopo l'Allison
Pass il paesaggio diventa meno rigoglioso; le piogge come la neve si
arrestano sulle Coast Mountains, a est arriva ben poco. Le valli fino
alle Columbia Mountains sono solcate da laghi e fiumi che nascono dalle
nevi appunto delle Columbia Mountains. Passiamo la città di Princeton.
Da qui il terreno diventa arido, ma gli abitanti sono
riusciti a trasformare questa landa desolata nel frutteto del Canada.
Qui infatti viene prodotta la maggioranza della frutta e del vino
canadese. Siamo nella Okanagan Valley, tanto apprezzata dai
canadesi per il caldo, il tempo secco e il vino. E' abbastanza
comprensibile per chi vive un inverno lungo 7 mesi dove i -40 °C sono la
norma e per chi non ha visto le vigne della Toscana o dello Champagne.
Ci fermiamo a Summerland sul lago Okanagan per fare giocare Julie e per
passare la notte. |
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Una "piccola" roulotte in un posto di ristoro all'inizio dell'Okanagan
Valley. Il canadese campeggiatore non si fa mancare nulla. Ci è capitato
di vedere anche un pick up (di riserva) trainato dietro la roulotte...
non si sa mai .
La temperatura si aggira intorno ai 35°. I turisti locali si lasciano
trasportare per tutto il pomeriggio in questo canale su qualsiasi cosa
che possa galleggiare, mentre Julie scopre i parchi giochi canadesi.
In ogni città abbiamo sempre trovato parchi giochi assolutamente
eccezionali. Qui un pulsante azionava una sequenza di spruzzi e giochi
d'acqua... abbiamo fatto fatica a portare via Julie a sera inoltrata.
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Columbia Mountains
Continuiamo il nostro viaggio verso nord-est passando per Kelowna,
il paesaggio è sempre brullo e poco interessante fino ai piedi delle
Columbia Mountains dove entriamo attraverso il Revelstoke National Park.
A Revelstoke compriamo i pass per i parchi (se state per più di una
settimana conviene acquistare quello annuale che vale per tutti i parchi del
Canada.... un'occasione per tornarci, 10$/giorno o 68$/anno) e ci informiamo
sui sentieri e sull'attività degli orsi. Gli orsi sono il maggior
problema per chi fa attività all'aria aperta in queste zone. Tuttavia viene
svolta un'intensa attività di monitoraggio e di reporting sulla loro
attività ma anche su quella dei puma, dei coyotes e dei lupi, sebbene più rari. Ogni
giorno viene emesso dai rangers di ciascun parco un bollettino meteo e un
bollettino orsi. In Canada ci sono due tipi di orsi, l'orso nero che
è abbastanza piccolo e di solito non attacca l'uomo e il grizzly, marrone
chiaro, molto più grosso e dotato di unghie e denti molto più lunghi e
affilati.
Noi iniziamo subito bene, il ranger ci informa che nelle zone più belle
che sono quelle dei laghi (Eva, Miller e Jade) e
intorno al Mt Revelstoke si aggirano alcuni grizzlies curiosi (così li ha
chiamati lui) e che è obbligatorio comunicare ai rangers dove si intende
andare e fornire le proprie generalità e un numero di telefono da chiamare
in caso di emergenza. Non è stato difficile decidere per lasciare perdere e
spostarci nel Parco Glacier non lontano. Con Julie sulle spalle non
avremmo avuto molta capacità di fuga, anche se questa non è proprio la tattica da
seguire. |
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COSA FARE PER EVITARE DI INCONTRARE UN ORSO
1) Evitare di dormire vicino al cibo. In campeggio è obbligatorio porre
tutte le stoviglie e il cibo nel baule dell'auto. Se il campeggio non è
raggiungibile dall'auto in una casetta apposta. Se si fa campeggio
libero in un sacco appeso ad un albero lontano almeno 100 metri dalla
tenda.
2) Gettare la pattumiera nelle apposite cassette anti orso (nella foto
qui a sinistra) nei campeggi e in città. Appenderla ad un albero
lontano dalla tenda nei campeggi liberi.
2) Camminare facendo rumore, parlare o cantare. Una piccola campanella
attaccata allo zaino non serve a niente. L'orso attacca se viene
sorpreso.
3) Camminare in un gruppo numeroso. In alcuni sentieri è obbligatorio
essere almeno in quattro.
4) Evitare sentieri con molte bacche mature e fare attenzione a segni di
passaggio come buche o graffi sugli alberi.
5) E' obbligatorio per legge portare i cani al guinzaglio.
6) Se si avvista un orso non avvicinarsi per fare foto ad esempio. Stare
ad almeno 100 metri di distanza. |
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SE SI INCONTRA UN ORSO COME COMPORTARSI
1) Non avvicinarsi, allontanarsi perpendicolarmente rispetto alla
direzione di attacco. Mai correre e stare calmi.
2) Se si può, raggiungere gli altri membri del gruppo.
3) Parlare all'orso per fargli capire che ha a che fare con un' uomo
4) Se non ci si può allontanare, cercare di lasciare all'orsa una via di
fuga.
SE L'ORSO ATTACCA
Ci sono 2 tipi di attacco. Quello da fare dipende dal comportamento
dell'orso.
1) Se il comportamento è difensivo significa che è stato sorpreso mentre
stava nutrendo il piccolo o è stato spaventato dalla vostra presenza. Se
si ha lo spray al pepe usarlo contro l'orso. Se l'orso vi ha toccato,
fate il morto pancia in giù, mani dietro la nuca e gambe divaricate. Se
l'attacco continua per più di 2 minuti cercate di difendervi con rocce o
bastoni.
2) Se il comportamento è predatore, ad esempio di notte o se attacca
nella tenda non cercate di fare il morto ma difendetevi con rocce o
bastoni, l'orso deve capire che non sarete una preda facile e buona
fortuna. |
Raggiungiamo il Glacier National Park. Piantiamo la tenda all'Illecillewaet Campground,
la migliore base per i sentieri più belli. Il ranger ci dice che ci sono
alcuni orsi neri su un lato della valle. Decidiamo di andare sul lato
opposto... siamo concordi che era proprio quello che
volevamo fare.
Saliamo la cresta che divide la Illecillewaet Valley dalla
Asulkan Valley. Ci rendiamo conto che le creste e i laghi siano l'unica
maniera per uscire dalla fitta foresta e ammirare un po'i panorami
mozzafiato. La cresta porta dopo 1000 m di dislivello sopra al ghiacciaio di Illecillewaet, sotto in
fondo si vede la strada che porta al Roger Pass dove passa la TransCanada
Railway. Alla sera si torna in campeggio, ci aspettano i rigatoni con i
broccoli e il salmone.
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Ogni campeggio ha il suo tavolo con le panche in cemento
o in legno e il posto
per fare fare il fuoco.
Sotto il Mt. Avalanche e Aurélie lungo la cresta che porta al ghiacciaio di
Illecillewaet. Più sotto lo scoiattolo dal mantello dorato. |
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Ci spostiamo ancora verso est, abbandoniamo le Columbia Mountains e
scendiamo verso Golden nella Columbia Valley che separa le Columbia
dalle Rocky Mountains, qui si cambia anche il fuso orario, anche se si
rimane nello stato del British Columbia. A Golden
facciamo una buona spesa, è l'ultimo centro prima di entrare nelle Rocky Mountains.
Rocky Mountains
Entriamo nello Yoho National Park.Questo parco è abbastanza piccolo ma
molto bello e ricco di posti da vedere. Per alcuni sentieri (es. Lake O'Hara)
occorre addirittura prenotare con almeno 3 mesi di anticipo poiché gli
ingressi vengono limitati dai rangers per non danneggiare l'ecosistema.
Decidiamo di sistemarci nel campeggio più isolato, il Takakkaw Falls
Campground, vicino alle cascate omonime e immerso nel parco. Il prezzo
da pagare è che non ci si può arrivare in auto ma occorre fare poco più
di 500 m a piedi (ci sono carrelli per portare la roba), non ci sono toilets ma solo un buco per i maschietti e uno per le femminucce e
l'unica acqua bisogna pomparsela su dal pozzo a mano. Qui il cibo
e le stoviglie vanno depositate in una casetta blindata anti orso. Alle
6 di ogni mattina, quando Julie reclama il suo biberon di latte e fuori
fa 0-5°, occorre andare alla casetta, stando all'occhio agli orsi,
prendere il cibo, tornare in tenda e scaldare il latte per la povera
Julie e tornare a nanna !
Il campeggio comunque è alla partenza di tutte le escursioni che si
possono fare nella Yoho Valley. Noi siamo andati lungo il fiume Yoho fino alle Twin Falls,
poco dislivello e 16 km in tutto. Consiglierei per chi ha meno peso di
ritornare per il sentiero Iceline aggiungendo un po' di salita. |
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Qui a fianco le Twin Falls e la Tea House sotto le cascate. E' un
vecchissimo rifugio privato, peccato che è gestito da una vecchia megera antipatica
che fa pagare una notte 200 $.
Sopra il vapore mattutino sopra lo Yoho River e a destra le donne in ammirazione delle Laughing Falls
situate a metà percorso lungo la valle.
Ancora sopra le Takakkaw Falls e Aurélie intenta a pompare l'acqua in campeggio
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Il giorno dopo andiamo all'Emerald Lake, un posto dove
arrivano decine di bus di giapponesi ma che scompaiono miracolosamente a 50
metri dal bus e soprattutto alla vista del cartello "Warning! Cougars in the
area". Facciamo un giretto per ammirare questo lago dai colori quasi finti,
ma di puma neanche l'ombra. |
Emerald Lake. Descriverne i colori è perfettamente inutile, guardateli nelle foto. |
Dormiamo un'altra notte allo Yoho e quindi partiamo in direzione est.
Passiamo il Kicking Horse Pass, il passo più alto del Canada e dove i
lunghissimi treni della Trans Canada Railway devono compiere dei giri a
spirale nelle montagne per poter salirci. A destra si vede la testa e la
coda dello stesso treno entrare ed uscire da una galleria a spirale.... è
una tale attrazione che si vede più gente qui che in giro a camminare per i
parchi.
Passiamo il confine con l'Alberta ed entriamo nel Banff National Park,
il parco più antico del Canada. La città di Banff fu creata nel 1880 già con
l'idea di farne un luogo turistico e per proteggere questo stupendo
patrimonio dallo sfruttamento. Quando fu poi costruita anche la città di
Jasper, 300 km più a nord, e il relativo parco, venne creato un corridoio
naturale che, insieme al parco di Yoho, fa parte di un sito dell'UNESCO. |
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Decidiamo di campeggiare a Lake
Louise, più vicino alle escursioni che vogliamo fare.
La sera avvistiamo un orso fuori dal campeggio, per fortuna c'è una griglia
elettrificata di protezione qui.
La meteo non promette niente di buono, quindi ne approfittiamo per visitare
la cittadina di Banff, che, a parte le terme e i negozi per turisti, non offre
altro. Julie ha trovato invece molto interessante il parco giochi dove ci
abbiamo passato un intero pomeriggio.
Da Lake Louise andiamo al Lake Mirror e poi al Lake Agnes scendendo poi per la Plain of Six
Glaciers, un giretto di soli 500 m di dislivello ma con panorami
stupefacenti e molto diversi. Senz'altro l'escursione migliore che abbiamo
fatto in Canada.
Il giorno successivo andiamo al Lake Morraine, un po' turistico ma il posto
vale davvero la pena. |
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Sopra: BBQ al campeggio e shopping nella via principale di Banff.
Sotto: il Lake Louise dai colori azzurro pastello e il Lake Agnes dove
si trovano un sacco di scoiattoli curiosi. Sotto ancora Aurélie in cima
al Big Beehive da dove si vede il Lake Louise e il suo Chateau e per
ultimo Julie in posa davanti al Lake Morraine |
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Ci saremmo restati a lungo qui, soprattutto a fare qualche scalata. Di
montagne ce n'è per tutti i gusti, ma il viaggio è ancora lungo. Partiamo verso
nord alla volta di Jasper percorrendo quella che dicono sia la strada più
bella del mondo: la Icefield Parkway. Per 230 km si passa lungo le
montagne più alte del Canada, ghiacciai, foreste a perdita d'occhio, laghi e
vallate per lo più intatte.
Per i primi 70 km lungo le valli del Bow e della Mistaya è un susseguirsi di
laghi turchesi dentro cui si specchiano i ghiacciai sospesi delle montagne
calcaree delle Rockies. Da Saskatchewan Crossing al Columbia Icefield si
passa sotto montagne alte più di 3000m fino ad arrivare al Sunwapta Pass
dove scende il Columbia Glacier e dove si sono inventati di portare i turisti sul ghiacciaio in autobus.
Bestioni a 6 ruote vanno e vengono per far fare la passeggiatina ai turisti.
Passiamo via abbastanza esterrefatti, anche se il panorama intorno è sempre
spettacolare. |
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Percorrendo la Icefield Parkway.
In alto Hector Lake, Peyto Lake e Upper Waterfowl Lake, tutti uno più
bello dell'altro.
A Saskatchewan Crossing ci fermiamo per mangiare e far
giocare Julie.
A sinistra forme di stratificazione calcarea.
Qui a fianco autobus a 6 ruote portano orde di turisti sul ghiacciaio
Columbia. |
Entriamo nel Jasper National Park. La discesa lungo la valle dello
Sunwapta si svolge in mezzo ad infinite distese di conifere e cascate come
quelle di Athabaska e Sunwapta.
Arriviamo a
Jasper dove campeggiamo al Whistler Campsite, 780 posti ma ben distanziati
(una città praticamente), un parco giochi per Julie fantastico, cervi in giro per il campeggio e
centinaia di scoiattoli intorno. Unica pecca delle micro-toilet luride.
Jasper è una tranquillissima cittadina, meno turistica di Banff che si
sviluppa attorno alla stazione ferroviaria. All'imbrunire appena fuori città
incontriamo una mamma orso con il suo piccolo che attraversano la strada:
tutte le auto si bloccano, la gente cerca di capire cosa succede, ma loro
sono già scomparsi nel bosco accanto.
Jasper, 534 miglia da Vancouver. Il Canada ha adottato ufficialmente il
sistema metrico ma i canadesi parlano ancora di piedi e di once.
Sotto un giovane cervo e uno scoiattolo in campeggio. |
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Visitiamo la Maligne Valley dove percorriamo la prima parte dello Skyline
Trail. Ci fermiamo al Lorraine Lake e allo spettacolare Mona Lake. Cerchiamo
di raggiungere il sentiero Bald Hills per fare un giro ad anello ma ci
areniamo nella foresta fitta. Il posto poi è pieno di bacche.... ideale per
gli orsetti... decidiamo di tornare indietro al Maligne Lake. Qui è
possibile fare un giro in battello ma preferiamo godercelo a piedi. |
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Maligne Valley. Mufloni sulle rive del Medicine Lake, un lago molto
particolare che non ha un fiume emissario. Le sue acque scompaiono nel
sottosuolo che dovrebbe ospitare immense grotte e canyon sottorranei.
Sopra il Lorraine Lake e qui a fianco il Mona Lake, un lago magnifico e
solitario lungo lo Skyline Trail.
Sotto il Maligne Lake, assolutamente
imperdibile. |
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Abbandoniamo le Rockies, ci aspetta un viaggio di 2 giorni prima di arrivare
sulla costa del Pacifico. Destinazione Bella Coola.
Valichiamo in auto lo Yellowhead Pass e costeggiamo il piacevole Moose Lake,
quindi passiamo sotto l'immensa parete sud del Monte Robson, la più alta
montagna del Canada (3954m).
Poi la strada scende noiosamente per 250 km fino a Prince George attraverso
foreste fitte di betulle e conifere senza la possibilità di vedere altro che
gli alberi scorrere di fianco alla strada.
Continuiamo la nostra traversata
attraverso ranches e boschi, siamo nel Caribou District. Dopo 6 ore di
viaggio la pupa si sveglia, ci dobbiamo fermare per ragioni tecniche, Julie
ha bisogno di giocare. Per fortuna troviamo un parco giochi perfetto al
Visitor center di Quesnel. La sera campeggiamo a Williams Lake. |
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Prendiamo verso ovest la strada 20 che attraversa la regione del Chilcotin
per 460 km.
Questa regione è una sorpresa. Fuori dai canali turistici, è
rimasta quella che doveva essere nel secolo XIX, vecchie fattorie e boschi incontaminati. Da
queste parti dicono che sia più probabile incontrare un alce o un orso che
un uomo, non stento a crederlo. Varrebbe la pena fermarsi una settimana da
queste parti. I villaggi che incontriamo sono costituiti da un General Store
e un benzinaio, non serve altro. Ci fermiamo per un vero "hamburger" a Nimpo
Lake.
Per km e km ci colpiscono le foreste di pini morti. Non
sapevamo, ma il British Columbia ha qualcosa come 90.000 km2 (la superficie
di Piemonte, Lombardia, Emilia e Veneto messi assieme) di foreste di pini infestate
dal "pine beetle", un coleottero autoctono che qui si sta espandendo grazie
al cambiamento climatico in atto e alla presenza di alberi sempre più vecchi grazie
all'efficiente (sigh) prevenzione degli incendi boschivi. (Vedi nota a fianco). |
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Pine Beetle
(Dendroctonus ponderosae).
Gli insetti adulti attaccano i pini sani
e costruiscono gallerie nel tronco per la deposizione delle uova; le larve a
loro volta scavano ulteriori gallerie perpendicolari la galleria materna che
finiscono per causare la morte dell'albero nell’anno seguente. Le cause di questa anomala ed estesa infestazione sono da ricercarsi in
due fattori concomitanti: la prevenzione degli incendi
boschivi condotta negli ultimi anni ed il cambiamento climatico. Infatti l’efficiente gestione forestale del British Columbia, ha
permesso di ridurre dell'80%
il numero degli incendi boschivi . Considerando però che in questa zona circa il 60%
degli incendi è causato da fulmini che interessano boschi maturi, la
prevenzione e la lotta agli incendi boschivi ha determinato in numerose
aree una prevalenza di alberi anziani oramai debilitati e privi di
difesa che ha favorito l'espansione del "pine beetle". Inoltre la presenza in alcuni anni di inverni miti e/o di estati calde e
siccitose ha determinato da un lato, una ridottissima mortalità
invernale dell’insetto presente sotto la corteccia degli alberi, e
dall’altro le condizioni ideali per un attacco più aggressivo da parte
degli insetti adulti, condotto in questo caso anche su alberi giovani,
indeboliti dallo stress idrico estivo.
Le previsioni sono concordi nell’affermare che nei prossimi 21 anni, a
causa di questo evento, le foreste della Columbia Britannica emetteranno molta più CO2
di quanta ne assorbiranno a causa del processo di decomposizione degli
alberi morti. Per ora le autorità canadesi cercano
di deforestare attorno alle zone contaminate, piantare alberi giovani e
introdurre alberi di diverso tipo non attaccabili dal coleottero, ma la
lotta è impari. |
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Da Nimpo Lake la strada diventa sterrata, arriviamo al Heckman Pass
e quindi scendiamo con alcuni tornanti esposti e pendenze del 14% verso
le foreste del Tweedsmuir, percorse da centinaia di fiumi dove
abbondano i salmoni.
La stagione è quella giusta, i salmoni risalgono
per deporre le uova e poi sfiniti muoiono. Gli orsi li pescano in
salita, le aquile e i corvi quando sono sfiniti o morti.
Verso sera
incrociamo un orsetto con la sua mamma. Che tenero !! Ci guarda impaurito.
Campeggiamo a Hagensborg in un posto molto tranquillo.
Il giorno seguente gironzoliamo nei boschi incantati di Bella Coola. Il
paese, colonizzato dagli indiani Nuxalk, era rinomato per i cedri con i
quali costruivano le loro imbarcazioni. Alcune foreste come quella dello
Snooka Creek o del Saloompt Forest sono formate da cedri giganteschi di
500 anni ricoperti di muschio. |
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Bella Coola.
La foresta di cedri di Snooka Creek.
Sotto uno dei tanti salmoni che risale il fiume di Saloompt per deporre
le uova. I rangers canadesi si preoccupano qui di raccogliere con
barriere metalliche un quantitativo sufficiente di uova per garantire
ogni anno una buona generazione di salmoni. Su questi pesci si
basa tutto l'ecosistema locale: orche, foche, orsi, aquile, falchi,
corvi si cibano principalmente di salmone.
Sotto un aquila. |
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Da Bella Coola prendiamo il ferry (assolutamente da prenotare in
anticipo) per Port Hardy. E' un ripiego per vedere parte dell'Inside
Passage che abbiamo perso in seguito alla perdita dei bagagli di
Martinair.
E' nuvolo ma non guasta, rende l'atmosfera tra i fiordi ancora più
suggestiva. Per 2/3 del percorso la nave si infila tra le montagne a
picco sul mare e stretti canali.
Qui si vedono molte balene e delfini al largo, qualche volta dicono che capita
anche qualche orca ma noi non l'abbiamo vista.
Raggiungiamo Vancouver Island la sera. Piove. Decidiamo di dirigerci a
Vancouver, oramai sono gli ultimi chilometri dei 3500 che abbiamo
percorso....ma ne avremmo percorsi molti e molti altri. |
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Lungo il Fitz Hugh Sound lungo le coste del Pacifico si vedono delfini,
balene, foche e orche.
Sotto immagini di Beaver Cove da dove partono le
escursioni per vedere balene e orche. |
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