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In tenda da Vancouver alle Montagne Rocciose attraverso distese di conifere a perdita d'occhio e laghi color smeraldo.

Caldo, Aurélie e Julie

1 - 21 Agosto 2008

 

 

Dopo la bell'esperienza avuta in Costa Rica quest'anno con Julie, abbiamo avuto voglia di ripartire di nuovo. Approfittando che il dollaro canadese, come quello americano, è ai minimi storici e del fatto che Julie, a 15 mesi, ancora non paga il biglietto aereo, partiamo per Vancouver, destinazione le Montagne della Columbia e le Montagne Rocciose ai confini con l'Alberta. 

Optiamo per la tenda, sia per diminuire comunque le spese, sia per essere più liberi negli spostamenti. Certi campeggi nei parchi sono infatti riservati solamente alle tende e la maggior parte dei campeggi hanno posti limitati per i camper, mezzo preferito dai canadesi per le vacanze.

 

Voliamo via Amsterdam con Martinair. Il volo di andata va piuttosto male. Il posto della culla che avevamo riservato ce l'hanno fregato. Julie ce la dobbiamo tenere per 9 ore sulle ginocchia. Per cercare di far passare il tempo la facciamo passeggiare avanti e indietro nei corridoi dell'aereo... praticamente ce la siamo fatta a piedi !!
Arrivati a Vancouver tutti i nostri bagagli risultano persi: abbiamo solo il necessario per Julie. Si comincia bene. Per tre giorni siamo costretti a rimanere a Vancouver, il traghetto che avevamo prenotato per Prince Rupert lo abbiamo perso, riprogrammiamo tutto il nostro viaggio. Intanto ci godiamo la città.

Vancouver è probabilmente la più bella città che abbia mai visto nella mia vita. Non sto parlando di monumenti o di ristoranti ma di vivibilità. Innanzitutto è sul mare e quindi, rispetto alle città canadesi alla stessa latitudine, risulta molto più fresca d'estate e molto più calda d'inverno. Appena dietro la città ci sono montagne a perdita d'occhio con le più belle piste da sci del Canada a solo mezz'ora di auto. La città in sé si gira tranquillamente in bici e i filobus che la servono offrono la possibilità di portare facilmente le bici. Praticamente ovunque è possibile fare jogging senza contare che almeno un terzo della città è parco naturale.

Vancouver: in alto il porto davanti allo Stanley Park e il nostro alloggio al Douglas House (consigliato).
In basso i grattacieli della city si stagliano contro le montagne di Whistler dove si svolgeranno nel 2010 le olimpiadi invernali.
Sempre in basso durante un giro in bici con Julie incontriamo una famiglia di procioni allo Stanley Park. A destra totem delle "First Nations".

A Vancouver abbiamo amato lo Stanley Park. Ideale in bici, si incontrano molti animali selvatici ed è stato perfetto per far giocare Julie dopo il lungo il viaggio. L'altro posto che ci è piaciuto molto è il Museo Antropologico, una superba vetrina  per la serie di oggetti e totem lasciati dagli abitanti originari del Canada, chiamati ora "First Nations" e di cui i canadesi stanno acquisendo sempre più consapevolezza. I totem venivano costruiti per celebrare un evento che poteva essere la morte del capo tribù o la nascita di qualcuno. I motivi scolpiti caratterizzavano la tribù di appartenenza. Ad esempio per la tribù locale degli Haida era l'orca, per altre l'orso o il lupo, anche se per la maggior parte dei totem rimasti il vero significato è andato perduto.

Finalmente dopo 3 giorni abbiamo ritrovato i bagagli, Partiamo diretti per le Montagne della Columbia passando per Hope e Kelowna.
Fino ad Hope percorriamo la tranquilla e verdissima Fraser Valley, 70 km di autostrada a tre corsie, sarà l'unica del nostro lungo viaggio. Di norma infatti le autostrade sono ad una corsia solamente, le strade sono spesso diritte e di macchine se ne incontrano poche. Dopo l'Allison Pass il paesaggio diventa meno rigoglioso; le piogge come la neve si arrestano sulle Coast Mountains, a est arriva ben poco. Le valli fino alle Columbia Mountains sono solcate da laghi e fiumi che nascono dalle nevi appunto delle Columbia Mountains. Passiamo la città di Princeton. Da qui il terreno diventa arido, ma gli abitanti sono riusciti a trasformare questa landa desolata nel frutteto del Canada. Qui infatti viene prodotta la maggioranza della frutta e del vino canadese. Siamo nella Okanagan Valley, tanto apprezzata dai canadesi per il caldo, il tempo secco e il vino. E' abbastanza comprensibile per chi vive un inverno lungo 7 mesi dove i -40 °C sono la norma e per chi non ha visto le vigne della Toscana o dello Champagne. Ci fermiamo a Summerland sul lago Okanagan per fare giocare Julie e per passare la notte.

 

Una "piccola" roulotte in un posto di ristoro all'inizio dell'Okanagan Valley. Il canadese campeggiatore non si fa mancare nulla. Ci è capitato di vedere anche un pick up (di riserva) trainato dietro la roulotte... non si sa mai .

La temperatura si aggira intorno ai 35°. I turisti locali si lasciano trasportare per tutto il pomeriggio in questo canale su qualsiasi cosa che possa galleggiare, mentre Julie scopre i parchi giochi canadesi.
In ogni città abbiamo sempre trovato parchi giochi assolutamente eccezionali. Qui un pulsante azionava una sequenza di spruzzi e giochi d'acqua... abbiamo fatto fatica a portare via Julie a sera inoltrata.

 

Columbia Mountains

Continuiamo il nostro viaggio verso nord-est passando per Kelowna, il paesaggio è sempre brullo e poco interessante fino ai piedi delle Columbia Mountains dove entriamo attraverso il Revelstoke National Park.

A Revelstoke compriamo i pass per i parchi (se state per più di una settimana conviene acquistare quello annuale che vale per tutti i parchi del Canada.... un'occasione per tornarci, 10$/giorno o 68$/anno) e ci informiamo sui sentieri e sull'attività degli orsi.  Gli orsi sono il maggior problema per chi fa attività all'aria aperta in queste zone. Tuttavia viene svolta un'intensa attività di monitoraggio e di reporting sulla loro attività ma anche su quella dei puma, dei coyotes e dei lupi, sebbene più rari. Ogni giorno viene emesso dai rangers di ciascun parco un bollettino meteo e un bollettino orsi. In Canada ci sono due tipi di orsi, l'orso nero che è abbastanza piccolo e di solito non attacca l'uomo e il grizzly, marrone chiaro, molto più grosso e dotato di unghie e denti molto più lunghi e affilati.

Noi iniziamo subito bene, il ranger ci informa che nelle zone più belle che sono quelle dei laghi (Eva, Miller e Jade) e intorno al Mt Revelstoke si aggirano alcuni grizzlies curiosi (così li ha chiamati lui) e che è obbligatorio comunicare ai rangers dove si intende andare e fornire le proprie generalità e un numero di telefono da chiamare in caso di emergenza. Non è stato difficile decidere per lasciare perdere e spostarci nel Parco Glacier non lontano. Con Julie sulle spalle non avremmo avuto molta capacità di fuga, anche se questa non è proprio la tattica da seguire.

COSA FARE PER EVITARE DI INCONTRARE UN ORSO
1) Evitare di dormire vicino al cibo. In campeggio è obbligatorio porre tutte le stoviglie e il cibo nel baule dell'auto. Se il campeggio non è raggiungibile dall'auto in una casetta apposta. Se si fa campeggio libero in un sacco appeso ad un albero lontano almeno 100 metri dalla tenda.
2) Gettare la pattumiera nelle apposite cassette anti orso (nella foto qui a sinistra) nei campeggi e in città. Appenderla ad un albero lontano dalla tenda nei campeggi liberi.
2) Camminare facendo rumore, parlare o cantare. Una piccola campanella attaccata allo zaino non serve a niente. L'orso attacca se viene sorpreso.
3) Camminare in un gruppo numeroso. In alcuni sentieri è obbligatorio essere almeno in quattro.
4) Evitare sentieri con molte bacche mature e fare attenzione a segni di passaggio come buche o graffi sugli alberi.
5) E' obbligatorio per legge portare i cani al guinzaglio.
6) Se si avvista un orso non avvicinarsi per fare foto ad esempio. Stare ad almeno 100 metri di distanza.

SE SI INCONTRA UN ORSO COME COMPORTARSI
1) Non avvicinarsi, allontanarsi perpendicolarmente rispetto alla direzione di attacco. Mai correre e stare calmi.
2) Se si può, raggiungere gli altri membri del gruppo.
3) Parlare all'orso per fargli capire che ha a che fare con un' uomo
4) Se non ci si può allontanare, cercare di lasciare all'orsa una via di fuga.

SE L'ORSO ATTACCA
Ci sono 2 tipi di attacco. Quello da fare dipende dal comportamento dell'orso.
1) Se il comportamento è difensivo significa che è stato sorpreso mentre stava nutrendo il piccolo o è stato spaventato dalla vostra presenza. Se si ha lo spray al pepe usarlo contro l'orso. Se l'orso vi ha toccato, fate il morto pancia in giù, mani dietro la nuca e gambe divaricate. Se l'attacco continua per più di 2 minuti cercate di difendervi con rocce o bastoni.
2) Se il comportamento è predatore, ad esempio di notte o se attacca nella tenda non cercate di fare il morto ma difendetevi con rocce o bastoni, l'orso deve capire che non sarete una preda facile e buona fortuna.

Raggiungiamo il Glacier National Park. Piantiamo la tenda all'Illecillewaet Campground, la migliore base per i sentieri più belli. Il ranger ci dice che ci sono alcuni orsi neri su un lato della valle. Decidiamo di andare sul lato opposto... siamo concordi che era proprio quello che volevamo fare.
Saliamo la cresta che divide la Illecillewaet Valley dalla Asulkan Valley. Ci rendiamo conto che le creste e i laghi siano l'unica maniera per uscire dalla fitta foresta e ammirare un po'i panorami mozzafiato. La cresta porta dopo 1000 m di dislivello sopra al ghiacciaio di Illecillewaet, sotto in fondo si vede la strada che porta al Roger Pass dove passa la TransCanada Railway. Alla sera si torna in campeggio, ci aspettano i rigatoni con i broccoli e il salmone.

Ogni campeggio ha il suo tavolo con le panche in cemento o in legno e il posto per fare fare il fuoco. Sotto il Mt. Avalanche e Aurélie lungo la cresta che porta al ghiacciaio di Illecillewaet. Più sotto lo scoiattolo dal mantello dorato.

Ci spostiamo ancora verso est, abbandoniamo le Columbia Mountains e scendiamo verso Golden nella Columbia Valley che separa le Columbia dalle Rocky Mountains, qui si cambia anche il fuso orario, anche se si rimane nello stato del British Columbia. A Golden facciamo una buona spesa, è l'ultimo centro prima di entrare nelle Rocky Mountains.

Rocky Mountains

Entriamo nello Yoho National Park.Questo parco è abbastanza piccolo ma molto bello e ricco di posti da vedere. Per alcuni sentieri (es. Lake O'Hara) occorre addirittura prenotare con almeno 3 mesi di anticipo poiché gli ingressi vengono limitati dai rangers per non danneggiare l'ecosistema. Decidiamo di sistemarci nel campeggio più isolato, il Takakkaw Falls Campground, vicino alle cascate omonime e immerso nel parco. Il prezzo da pagare è che non ci si può arrivare in auto ma occorre fare poco più di 500 m a piedi (ci sono carrelli per portare la roba), non ci sono toilets ma solo un buco per i maschietti e uno per le femminucce e l'unica acqua bisogna pomparsela su dal pozzo a mano.  Qui il cibo e le stoviglie vanno depositate in una casetta blindata anti orso. Alle 6 di ogni mattina, quando Julie reclama il suo biberon di latte e fuori fa 0-5°, occorre andare alla casetta, stando all'occhio agli orsi, prendere il cibo, tornare in tenda e scaldare il latte per la povera Julie e tornare a nanna !
Il campeggio comunque è alla partenza di tutte le escursioni che si possono fare nella Yoho Valley. Noi siamo andati lungo il fiume Yoho fino alle Twin Falls, poco dislivello e 16 km in tutto. Consiglierei per chi ha meno peso di ritornare per il sentiero Iceline aggiungendo un po' di salita.

Qui a fianco le Twin Falls e la Tea House sotto le cascate. E' un vecchissimo rifugio privato, peccato che è gestito da una vecchia megera antipatica che fa pagare una notte 200 $. 
Sopra il vapore mattutino sopra lo Yoho River e a destra le donne in ammirazione delle Laughing Falls situate a metà percorso lungo la valle. Ancora sopra le Takakkaw Falls e Aurélie intenta a pompare l'acqua in campeggio

Il giorno dopo andiamo all'Emerald Lake, un posto dove arrivano decine di bus di giapponesi ma che scompaiono miracolosamente a 50 metri dal bus e soprattutto alla vista del cartello "Warning! Cougars in the area". Facciamo un giretto per ammirare questo lago dai colori quasi finti, ma di puma neanche l'ombra.

Emerald Lake. Descriverne i colori è perfettamente inutile, guardateli nelle foto.

Dormiamo un'altra notte allo Yoho e quindi partiamo in direzione est. Passiamo il Kicking Horse Pass, il passo più alto del Canada e dove i lunghissimi treni della Trans Canada Railway devono compiere dei giri a spirale nelle montagne per poter salirci. A destra si vede la testa e la coda dello stesso treno entrare ed uscire da una galleria a spirale.... è una tale attrazione che si vede più gente qui che in giro a camminare per i parchi.

Passiamo il confine con l'Alberta ed entriamo nel Banff National Park, il parco più antico del Canada. La città di Banff fu creata nel 1880 già con l'idea di farne un luogo turistico e per proteggere questo stupendo patrimonio dallo sfruttamento. Quando fu poi costruita anche la città di Jasper, 300 km più a nord, e il relativo parco, venne creato un corridoio naturale che, insieme al parco di Yoho, fa parte di un sito dell'UNESCO.

 

Decidiamo di campeggiare a Lake Louise, più vicino alle escursioni che vogliamo fare.
La sera avvistiamo un orso fuori dal campeggio, per fortuna c'è una griglia elettrificata di protezione qui.
La meteo non promette niente di buono, quindi ne approfittiamo per visitare la cittadina di Banff, che, a parte le terme e i negozi per turisti, non offre altro. Julie ha trovato invece molto interessante il parco giochi dove ci abbiamo passato un intero pomeriggio.
Da Lake Louise andiamo al Lake Mirror e poi al Lake Agnes scendendo poi per la Plain of Six Glaciers, un giretto di soli 500 m di dislivello ma con panorami stupefacenti e molto diversi. Senz'altro l'escursione migliore che abbiamo fatto in Canada.
Il giorno successivo andiamo al Lake Morraine, un po' turistico ma il posto vale davvero la pena.

Sopra: BBQ al campeggio e shopping nella via principale di Banff.
Sotto: il Lake Louise dai colori azzurro pastello e il Lake Agnes dove si trovano un sacco di scoiattoli curiosi. Sotto ancora Aurélie in cima al Big Beehive da dove si vede il Lake Louise e il suo Chateau e per ultimo Julie in posa davanti al Lake Morraine

Ci saremmo restati a lungo qui, soprattutto a fare qualche scalata. Di montagne ce n'è per tutti i gusti, ma il viaggio è ancora lungo. Partiamo verso nord alla volta di Jasper percorrendo quella che dicono sia la strada più bella del mondo: la Icefield Parkway. Per 230 km si passa lungo le montagne più alte del Canada, ghiacciai, foreste a perdita d'occhio, laghi e vallate per lo più intatte.
Per i primi 70 km lungo le valli del Bow e della Mistaya è un susseguirsi di laghi turchesi dentro cui si specchiano i ghiacciai sospesi delle montagne calcaree delle Rockies. Da Saskatchewan Crossing al Columbia Icefield si passa sotto montagne alte più di 3000m fino ad arrivare al Sunwapta Pass dove scende il Columbia Glacier e dove si sono inventati di portare i turisti sul ghiacciaio in autobus. Bestioni a 6 ruote vanno e vengono per far fare la passeggiatina ai turisti. Passiamo via abbastanza esterrefatti, anche se il panorama intorno è sempre spettacolare.

Percorrendo la Icefield Parkway.
In alto Hector Lake, Peyto Lake e Upper Waterfowl Lake, tutti uno più bello dell'altro.
A Saskatchewan Crossing ci fermiamo per mangiare e far giocare Julie.
A sinistra forme di stratificazione calcarea.
Qui a fianco autobus a 6 ruote portano orde di turisti sul ghiacciaio Columbia.

Entriamo nel Jasper National Park. La discesa lungo la valle dello Sunwapta si svolge in mezzo ad infinite distese di conifere e cascate come quelle di Athabaska e Sunwapta.
Arriviamo a Jasper dove campeggiamo al Whistler Campsite, 780 posti ma ben distanziati (una città praticamente), un parco giochi per Julie fantastico, cervi in giro per il campeggio e centinaia di scoiattoli intorno. Unica pecca delle micro-toilet luride.
Jasper è una tranquillissima cittadina, meno turistica di Banff che si sviluppa attorno alla stazione ferroviaria. All'imbrunire appena fuori città incontriamo una mamma orso con il suo piccolo che attraversano la strada: tutte le auto si bloccano, la gente cerca di capire cosa succede, ma loro sono già scomparsi nel bosco accanto.

Jasper, 534 miglia da Vancouver. Il Canada ha adottato ufficialmente il sistema metrico ma i canadesi parlano ancora di piedi e di once.
Sotto un giovane cervo e uno scoiattolo in campeggio.

 

Visitiamo la Maligne Valley dove percorriamo la prima parte dello Skyline Trail. Ci fermiamo al Lorraine Lake e allo spettacolare Mona Lake. Cerchiamo di raggiungere il sentiero Bald Hills per fare un giro ad anello ma ci areniamo nella foresta fitta. Il posto poi è pieno di bacche.... ideale per gli orsetti... decidiamo di tornare indietro al Maligne Lake. Qui è possibile fare un giro in battello ma preferiamo godercelo a piedi.

Maligne Valley. Mufloni sulle rive del Medicine Lake, un lago molto particolare che non ha un fiume emissario. Le sue acque scompaiono nel sottosuolo che dovrebbe ospitare immense grotte e canyon sottorranei.
Sopra il Lorraine Lake e qui a fianco il Mona Lake, un lago magnifico e solitario lungo lo Skyline Trail.
Sotto il Maligne Lake, assolutamente imperdibile.

Abbandoniamo le Rockies, ci aspetta un viaggio di 2 giorni prima di arrivare sulla costa del Pacifico. Destinazione Bella Coola.
Valichiamo in auto lo Yellowhead Pass e costeggiamo il piacevole Moose Lake, quindi passiamo sotto l'immensa parete sud del Monte Robson, la più alta montagna del Canada (3954m).
Poi la strada scende noiosamente per 250 km fino a Prince George attraverso foreste fitte di betulle e conifere senza la possibilità di vedere altro che gli alberi scorrere di fianco alla strada.

Continuiamo la nostra traversata attraverso ranches e boschi, siamo nel Caribou District. Dopo 6 ore di viaggio la pupa si sveglia, ci dobbiamo fermare per ragioni tecniche, Julie ha bisogno di giocare. Per fortuna troviamo un parco giochi perfetto al Visitor center di Quesnel. La sera campeggiamo a Williams Lake.

 

Prendiamo verso ovest la strada 20 che attraversa la regione del Chilcotin per 460 km.
Questa regione è una sorpresa. Fuori dai canali turistici, è rimasta quella che doveva essere nel secolo XIX, vecchie fattorie e boschi incontaminati. Da queste parti dicono che sia più probabile incontrare un alce o un orso che un uomo, non stento a crederlo. Varrebbe la pena fermarsi una settimana da queste parti. I villaggi che incontriamo sono costituiti da un General Store e un benzinaio, non serve altro. Ci fermiamo per un vero "hamburger" a Nimpo Lake.

Per km e km ci colpiscono le foreste di pini morti. Non sapevamo, ma il British Columbia ha qualcosa come 90.000 km2 (la superficie di Piemonte, Lombardia, Emilia e Veneto messi assieme) di foreste di pini infestate dal "pine beetle", un coleottero autoctono che qui si sta espandendo grazie al cambiamento climatico in atto e alla presenza di alberi sempre più vecchi grazie all'efficiente (sigh) prevenzione degli incendi boschivi. (Vedi nota a fianco).

 

Pine Beetle (Dendroctonus ponderosae).
Gli insetti adulti attaccano i pini sani e costruiscono gallerie nel tronco per la deposizione delle uova; le larve a loro volta scavano ulteriori gallerie perpendicolari la galleria materna che finiscono per causare la morte dell'albero nell’anno seguente. Le cause di questa anomala ed estesa infestazione sono da ricercarsi in due fattori concomitanti: la prevenzione degli incendi boschivi condotta negli ultimi anni ed il cambiamento climatico. Infatti l’efficiente gestione forestale del British Columbia, ha permesso di ridurre dell'80% il numero degli incendi boschivi . Considerando però che in questa zona circa il 60% degli incendi è causato da fulmini che interessano boschi maturi, la prevenzione e la lotta agli incendi boschivi ha determinato in numerose aree una prevalenza di alberi anziani oramai debilitati e privi di difesa che ha favorito l'espansione del "pine beetle". Inoltre la presenza in alcuni anni di inverni miti e/o di estati calde e siccitose ha determinato da un lato, una ridottissima mortalità invernale dell’insetto presente sotto la corteccia degli alberi, e dall’altro le condizioni ideali per un attacco più aggressivo da parte degli insetti adulti, condotto in questo caso anche su alberi giovani, indeboliti dallo stress idrico estivo.
Le previsioni sono concordi nell’affermare che nei prossimi 21 anni, a causa di questo evento, le foreste della Columbia Britannica emetteranno molta più CO
2 di quanta ne assorbiranno a causa del processo di decomposizione degli alberi morti.
Per ora le autorità canadesi cercano di deforestare attorno alle zone contaminate, piantare alberi giovani e introdurre alberi di diverso tipo non attaccabili dal coleottero, ma la lotta è impari.

Da Nimpo Lake la strada diventa sterrata, arriviamo al Heckman Pass e quindi scendiamo con alcuni tornanti esposti e pendenze del 14% verso le foreste del Tweedsmuir, percorse da centinaia di fiumi dove abbondano i salmoni.
La stagione è quella giusta, i salmoni risalgono per deporre le uova e poi sfiniti muoiono. Gli orsi li pescano in salita, le aquile e i corvi quando sono sfiniti o morti.
Verso sera incrociamo un orsetto con la sua mamma. Che tenero !! Ci guarda impaurito.

Campeggiamo a Hagensborg in un posto molto tranquillo.
Il giorno seguente gironzoliamo nei boschi incantati di Bella Coola. Il paese, colonizzato dagli indiani Nuxalk, era rinomato per i cedri con i quali costruivano le loro imbarcazioni. Alcune foreste come quella dello Snooka Creek o del Saloompt Forest sono formate da cedri giganteschi di 500 anni ricoperti di muschio.

 

Bella Coola.
La foresta di cedri di Snooka Creek.
Sotto uno dei tanti salmoni che risale il fiume di Saloompt per deporre le uova. I rangers canadesi si preoccupano qui di raccogliere con barriere metalliche un quantitativo sufficiente di uova per garantire ogni anno una buona generazione di salmoni. Su questi pesci si basa tutto l'ecosistema locale: orche, foche, orsi, aquile, falchi, corvi si cibano principalmente di salmone. 
Sotto un aquila.

Da Bella Coola prendiamo il ferry (assolutamente da prenotare in anticipo) per Port Hardy. E' un ripiego per vedere parte dell'Inside Passage che abbiamo perso in seguito alla perdita dei bagagli di Martinair.
E' nuvolo ma non guasta, rende l'atmosfera tra i fiordi ancora più suggestiva. Per 2/3 del percorso la nave si infila tra le montagne a picco sul mare e stretti canali.
Qui si vedono molte balene e delfini al largo, qualche volta dicono che capita anche qualche orca ma noi non l'abbiamo vista.

Raggiungiamo Vancouver Island la sera. Piove. Decidiamo di dirigerci a Vancouver, oramai sono gli ultimi chilometri dei 3500 che abbiamo percorso....ma ne avremmo percorsi molti e molti altri.

Lungo il Fitz Hugh Sound lungo le coste del Pacifico si vedono delfini, balene, foche e orche.
Sotto immagini di Beaver Cove da dove partono le escursioni per vedere balene e orche.