Gruppo del Monte Bianco
Aiguille du Tour, 3540 m
Informazioni: Partenza alle 4.00 dal rif. Albert I in direzione del Col du Tour, passare il
Signal Reilly, passare la cresta W e quindi aggirare la cresta SW fino a
trovarsi davanti al Couloir de la Table, normalmente affollato. Salire il
couloir fino ad una strettoia. Dalla strettoia molte possibilità di uscire a sx
per guadagnare la cresta SW. Salire la cresta restando sul lato sx salendo (W),
diverse possibilità di salita mai difficili. Alla vista della Table a dx salire
in direzione della stessa (III), quindi passare sotto la Table o direttamente o
aggirando verso S (+ fisico). Una volta sotto la tavola salire alla sua dx
(salendo) con
un passo di V/V+ piuttosto fisico (cordone sul posto). Continuare quindi per una
bella parete appigliata (IV) che porta ad una cresta esposta in direzione E.
Scendere (possibilità doppia lato N) al colle dove arriva il Couloir de la Table
da S. Risalire facilmente alla cima S (croce in legno, 3529m) stando sul lato N.
Continuare sulla cresta abbastanza esposta fino ad arrivare alla cima N (3540m).
Discesa dalla via normale. Scendere 30 metri lato N, quindi piegare verso E e
scendere al Plateau du Trient. Sul ghiacciaio proseguire in direzione S fino a
raggiungere il Col du Tour da cui facilmente si ritorna al rifugio. Contate 8-9
ore da rifugio a rifugio (tempi di un corso di alpinismo).
Aiguille du Chardonnet, 3824 m
Spigolo
Migot, AD+, 500 m****
Informazioni: Partenza alle 4.00 (con il caldo si parte alle 2.00) dal Refuge Albert I, proseguiti per il Col du Tour e l'isolotto roccioso fino all' attacco dell'evidente sperone (1h30), Più rapido tagliare il ghiacciaio, si risparmiano 30 minuti. Terminale abbastanza aperta. Si sale per facili pendii fino a mettersi a riparo dai seracchi di sx sotto un roccione, quindi prendere la goulotte (30m) a 60-65° e poi misto passando a sx di uno sperone rosso, quindi su neve fino in cima. Discesa verso NW fino ad una selletta, si scende il couloir di neve e poi a dx per una terrazza nevosa. Li con una doppia si arriva in fondo al couloir. Eventualmente c'è la possibilità di farne una seconda.
Aiguille Verte, 4122 m
Parete Nord
Couloir Couturier, D (IV, 3), 1000 m
****
Informazioni: Cima eccezionale lungo l'itinerario più elegante. Unico difetto forse la
monotonia della progressione su un chilometro di parete tutto dritto.
Partenza alle 2.00 dal Refuge Argentiere sci ai piedi, traccia da fare. Puntare
in direzione SW verso il col dell'Aig. Verte, quindi attraversare a quota 2850
fino alla "porta" dello sperone NE dell'A. Verte. Qui salire su ghiacciaio lungo
il fianco sx or. dello sperone (attenzione crepacci verticali) fino al conoide
dell'evidente (di notte ?) couloir (ore 4.00). Qui sci sullo zaino, e abbiamo
passato la terminale nella parte centrale, verso il lato sx orografico. Da qui salire dritti stando sempre
sul lato sx, passare il restringimento (ghiaccio) e puntare alla costola
rocciosa poco sopra la metà parete e continuare a salire spostandosi sulla dx
tenendo il lato dx or. del couloir. A quota 4000 circa salire dritti (ghiaccio)
o uscire sulla calotta sulla sx or. Sotto la cima un tiro su misto o ghiaccio
portano alla cresta affilata che conduce alla piccola vetta triangolare (ore
9.45).
Discesa: percorrere l'esile cresta verso la Grande Rocheuse fino all'imbocco del
Couloir Whymper. Scendere o con gli sci (attenzione sassi e neve raramente in
condizioni) o come abbiamo fatto noi con una quindicina di doppie (così dice la
letteratura, io ho perso il conto). Consiglio corde da 60m ma noi l'abbiamo
fatta tranquillamente con corde da 50m (qualche collegamento a piedi slegati ma il
pendio non supera mai i 45° nei punti problematici). Spostarsi sempre sulla sx
or. del canale. Qualche sosta da rinforzare e comunque sempre controllare bene
gli ancoraggi. Superare l'enorme terminale sulla sx (doppia poco sopra) o con
gli sci completamente sulla dx (contate 4h circa per la discesa del canale).
Da qui sci ai piedi sul ghiacciaio del Talefre e costeggiare tutta la cresta sud
che unisce la Verte con l' Aiguille du Moine. A dx in alto le tracce che portano al Ref. Couvercle, in basso che scendono sul Talefre le tracce che portano alla Mer
de Glace. Superare gli ultimi seracchi rimanendo tra la morena del Talefre e le
rocce sulla dx or. fino a uscire sulla Mer de Glace. Qui lasciatevi trasportare
fino al treno di Montenvers o se lo avete perso scendete fino a quota 1600 per
prendere il sentiero che porta a Chamonix (5-6 km)
Les Courtes, 3856 m
Parete Nord
Via dei Bulgari, TD (IV,4), 800m (prima salita)****
Informazioni: Non era assolutamente nostra intenzione aprire una via nuova (e probabilmente
neanche l'abbiamo aperta), a maggior ragione sulla parete nord delle Courtes !
Comunque è stato un bellissimo viaggio e 2 sono gli errori che ci hanno permesso
di farlo: primo, scarso studio della via la sera prima col binocolo dal rifugio,
secondo non aver portato la relazione della parete.
Partiamo alle 2.30 dal Ref. Argentiere per fare la Via degli Austriaci (D+, III,
1). Nessuna traccia presente fino alla crepaccia, saliamo dritti il pendio di
neve iniziale a 55°, si viaggia in conserva, troppa neve, prima a sx poi a dx
come da relazione "in testa" e fino alla costola rocciosa. Non vedo il passaggio
che riparte sulla sx e continuo ad attraversare sulla dx. A sx comunque tanta
neve con impossibilità di assicurarsi. Ci ritroviamo sulla Via degli Svizzeri (TD-,
IV, 3), una splendida cascata di ghiaccio davanti a noi, si può finalmente
mettere qualche chiodo. Saliamo soddisfatti per tre tiri, il ghiaccio, dove c'è
è morbido. Arriviamo sotto le rocce. Se attraversiamo dove va la Via degli
Svizzeri dobbiamo attraversare delle placche con ghiaccio sottile e bagnato.
Decidiamo di forzare dritti per un couloir di misto (IV, 4) e quindi placche
ghiacciate fino ad un couloir nevoso. Si prosegue ma il couloir ci porta
inesorabilmente verso la cresta NW. Saliamo quindi verso sinistra per una
goulotte di ghiaccio esile (50m, 4+) e sassi instabili. fino ad una placca
nevosa che porta in cresta. Qui percorriamo la cresta ghiacciata che sale dalla
NW e finalmente siamo in vetta ! Sono le 20.00 Ci affrettiamo prima del buio a
trovare la discesa per la Nord-Est. Una volta trovata, a cavalcioni sulla cresta
mangiamo qualcosa al tramonto e quindi col buio scendiamo con calma i 1000 metri
di dislivello che ci separano dal rifugio. Ci arriviamo alle 2, dopo quasi un
giro dell'orologio !! Al rifugio mangiamo qualcosa e due che stavano facendo
colazione prima di partire ci chiedono dove stavamo andando. A dormire, no ?
Perché l'abbiamo chiamata Via dei Bulgari ? Esisteva quella degli Svizzeri, degli Austriaci, ci stava bene
e ed é in linea con il tipo di salita.
Aiguille du Moine, 3412 m
Cresta Integrale Sud, D, 700
m***
Informazioni: Una bella cima situata nel Gruppo del Bianco, un magnifico belvedere tra l'Aiguille Verte e le Grandes Jorasses. Dalla stazione di Montenvers in 3h al Rif du Couvercle passando per la bella ma faticosa ferrata. Partiti alle 5.00 si attraversa il ghiacciaio e si giunge all'attacco in prossimità della breccia squadrata della cresta. Si sale un camino (III) quindi per scalata su roccia ottima ma esposta si resta sulla cresta (IV) fino ad una tavola rocciosa evidente, quindi si continua in cresta con difficoltà sempre sul IV fino al gendarme dove si scende in doppia con pendolo. Al gendarme a forma di pan di zucchero, seguendo la relazione siamo passati sul lato sx in cerca della fessura di IV+ con masso incastrato ma ci siamo ritrovati in piena parete (e non era un IV+ ma credo un VII- e per di più sporchissimo). Dopo 2h di chiodature varie riusciamo ad uscire in cresta dopo i gendarmi monolitici Quindi senza difficoltà stando sul lato sx e in cresta fino al gendarme con la testa da martello da dove sale la normale. Percorsa la cengia nevosa siamo arrivati alla fessura fino quasi alla cresta. Qui ci ha sorpresi un temporale violento con grandine che ha ricoperto le rocce. Ci siamo riparati come potevamo e non appena ha un po' smesso siamo ritornati indietro alla cengia e quindi ci siamo calati sulle doppie della via classica della parete S (molti cordini qui e là).
Aiguille du Midi, 3842m
Informazioni: Ascensione lunga di roccia e ghiaccio. I passaggi di roccia più difficili
superano il VI grado, quelli di ghiaccio ad ora (luglio 2008) non superano i
75°. Non facile l'orientamento. Se avete davanti qualcuno che conosce la strada
o avete un'ottima relazione forse è possibile nelle 8 ore indicate. Noi
purtroppo ci siamo sbagliati non poche volte.
Abbiamo scelto di portare le tende alla stazione intermedia della funivia Plan
de l'Aiguille (2310 m), ci sono dei comodissimi spiazzi lì vicino e mi sembra
un'ottima soluzione, altrimenti c'è sempre il rifugio 100m sotto la stazione. Il
posto è poi ottimo per studiare la via... se non trovate la nebbia !
Siamo partiti alle 4 di notte e attraverso un facile sentiero abbiamo seguito la
morena, quindi in corrispondenza di un palo metallico siamo scesi sul ghiacciaio
des Pelerins. Tre conoidi di ghiaccio confluiscono tra le due morene di questo
ghiacciaio. Attraversando un tratto pianeggiante abbiamo raggiunto la base del
conoide di scarico centrale che porta alla base dello sperone che si trova sulla
destra. La terminale si passa piuttosto a sinistra (1h10).
Attacchiamo la via salendo una prima rampa di misto (II) che da sx va verso dx
(spesso è di neve). Ad un certo punto occorre abbandonarla (non seguite le
tracce che continuano perché sbucate sul pendio di ghiaccio che porta allo
Sperone Centrale) per salire dritti poi verso sx un altra rampa più ripida.
Questa seconda rampa l'abbiamo trovata di roccia con passaggi (IV) in aderenza
(anch'essa normalmente è di neve o ghiaccio). Qui consiglio di stare sulla
destra costeggiando la parete e non lasciarsi portare sui pendii più facili che
vanno verso sx come abbiamo fatto noi. Ad un certo punto raggiungere una
terrazza che salendo porta verso destra ad un corno caratteristico. Puntare
dritti al corno attraverso un passaggio di V (atletico). Da qui si scende
qualche metro portandosi sul versante destro dello sperone. Salire leggermente e
poi scendere ulteriormente di qualche metro per incontrare un sistema di cenge
facili che occorre risalire (III) tenendosi comunque sempre sul lato destro.
Salire un sistema di canalini nevosi e roccette che sbucano sulla cresta che
finisce su un piccolo colle nevoso. Qui la parete di fronte si impenna. Dal
colle fate 2 metri (non oltre come viene riportato sulla guida di Damilano, vi
ritrovereste su del marcio) verso sx e prendete un diedro un po' strapiombante (VI,
2 chiodi) che continua poi per 2 magnifiche lunghezze su roccia eccezionale (i
più belli della via) a sinistra dello sperone. Si risale ancora restando sempre
sul fianco sinistro su difficoltà moderate (IV). Da qui la via dovrebbe essere
quasi terminata a giudicare dalle guide perchè si dovrebbe arrivare su una
spalla che da l'accesso al ghiacciaio. In effetti il ghiacciaio si è ritirato
sui lati e non è più possibile accedervi. Occorre salire dritti per altre 4-5
lunghezze non facili. Raggiungendo uno speroncino a cui è attaccata una corda
fissa con anelli abbiamo proseguito sulla sx evitando un canale bagnato nero
sulla destra. Qui occorre passare un piccolo strapiombo fisico (VII/A1, 2 chiodi
e fettucce in loco), trovato spit per la sosta (??). Da qui un'altra rampa sulla
sx porterebbe sul ghiacciaio (corda fissa) ma il ponte di neve che dà l'accesso
è oramai un velo. Si prosegue quindi per un paio ancora di lunghezze (IV-V),
quindi tenendo la parete sulla destra si arriva ad una spalla solo 30 m sotto la
punta finale dello sperone roccioso.
Prendere piede sul ghiacciaio è stata una liberazione. Da qui salire sulla
cresta nevosa che porta all'isolotto roccioso quotato 3700m. Noi siamo saliti
aggirando l'isolotto sulla sx, andando in conserva fino a 100 m dalla cresta
finale. Gli ultimi 2 tiri tra l'isolotto e il seracco hanno pendenze che si
aggirano sui 70-75° solo nel tratto finale (spit alle soste). Dalla cima
dell'isolotto risalire un pendio di neve per raggiungere la Cresta Midi Plan che
porta alla stazione della funivia (siamo arrivati alle 19.30 dopo 14 ore di
scalata)
Purtroppo l'ultima corsa era andata, così abbiamo dormito nel bellissimo bagno
messoci a disposizione dal guardiano della stazione, utilizzando per scaldarci
l'asciugamani elettrico !
Consiglio un set di friend (fino al 3 BD) e 4 viti.
Mont Blanc du Tacul, 4248m
Parete N (normale), PD, 800m**
Informazioni: Salita facile ma che si snoda tra seracchi enormi che non è raro che spazzino la parete. Se percorsa in inverno il pendio è soggetto a valanghe. Noi lo abbiamo fatto come ripiego al nostro obiettivo che era la goulotte Cheré.
Dal rifugio Torino o dalla stazione di arrivo della funivia dell’Aiguille du Midi si arriva al Col du Midi (3532m), dove noi abbiamo piazzato la nostra tenda. Passare sotto il triangolo del Tacul verso S. Salire il pendio subito a destra
che si fa ripido. Crepaccio al cambio di pendenza, quindi il pendio diminuisce l’inclinazione per poi aumentare nuovamente. Continuqre in direzione SW su pendii molto sostenuti passando sotto enormi seracchi sino ad arrivare
sotto l’ultimo breve e ripido pendio che da l'accesso alla cresta N del Tacul (4100 m). Continuare sulla cresta N sino alla cima che si raggiunge (30m) per roccette (2h, 4248m).
Mont Blanc du Tacul, 4248m
Traversata Aiguilles du Diable, D+, V+, disl. 600m*****
Informazioni: Entusiasmante cavalcata a 4000m di quota in un ambiente molto selvaggio. Arrampicata su ottimo granito sulle guglie, i gradi "ufficiali" sono un po' di strettini, io li ho alzati quasi di 1 grado e non credo
siano in molti a smentirmi. Sicuramente arrampicare con gli scarponi, lo zaino a 4000m di quota influenza un po' le performances. Accesso al Col du Diable e uscita al Tacul su terreno detritico
infido.
Tutte le calate sono su spit e anello di calata.
Dal Rifugio Torino, passare il Col de Flambeaux, passare davanti la parete N della Tour Ronde e risalire il ghiacciaio fino al Cirque Maudit. L’ultimo couloir sulla destra é il Couloir SW del Col du Diable (350m, 45-50 gradi).
Per prendere il couloir oltrepassare la crepaccia terminale esattamente sotto lo
sperone che scende dalla cresta inferiore dell’arete du Diable (3570m). Salire il pendio di neve (noi abbiamo trovato neve ghiacciata)
per 100m e obliquare verso destra su terreno misto e detritico. Verso 3700m si entra nel canale vero e proprio che si percorre fino al suo termine. Normalmente si sta a destra per uscire al Col du Diable (3961m), da qui su cresta nevosa e misto
si aggira sulla sinistra il primo gendarme (Corne du Diable) e si arriva all'intaglio tra il Corne du Diable e la Pointe Chaubert (Breche Chaubert, 4047m). Noi siamo usciti dal Couloir SW su un canale stretto verso sinistra che porta direttamente
alla Breche Chaubert.
CORN DU DIABLE (4064m)
Alla Breche Chaubert, lasciare gli zaini e sostare a destra del grande blocco. Salire lo spigolo NW del Corne du Diable per fessure faticose e lame (5a, 15m). Con una doppia ritornare alla Breche.
PUNTA CHAUBERT (4074m)
Passare dall'altra parte del grande blocco e scalare la Chaubert tramite lo spigolo SE a destra (placca 5a, 1 ch 4 metri sopra). Una fessura più difficile attacca qualche metro a sinistra dello spigolo.
Passare a destra dello spigolo e per fessure continuare sul filo dello spigolo fino in cima, 27m. Dalla parete NW con 3 doppie da circa 20m (pericolo di incastrare la corda) scendere alla Breche Mediane.
Aggirare un gendarme a destra (N) ed portarsi all'attacco della Punta Mediane.
PUNTA MEDIANE (4097m)
Salire dei gradoni verso destra fino a raggiungere un lungo diedro (III, 25m, sosta su friends in fessura). Salire le fessure sulla sinistra del diedro (2ch sulla destra) e dopo 15 m nel diedro in corrrispondenza
di un chiodo sulla sinistra, attraversare a destra su una placca con piccoli appoggi ma
picccole prese nette (5b, 1ch) fino a raggiungere dellle fessure verticali. Salire una di queste fissure per 15m (4c, ch, friends incastrati)
e raggiungere sullo spigolo un piccolo terrazzo aereo (sosta su spuntone). Attraversare a destra (NE) dello spigolo su una cengia per 5m fino a reperire delle ripide lame e fessure. Salire faticosamente (ch) ed arrivare ad un terrazzino.
Salire faticosamente in dulfer la fessura (5a) fino a raggiungere una comoda terrazza alla base dei tre blocchi di cui é formata la cima. I tre blocchi sono separati da 2 finestre, entrare nella finestra camino di sinistra e raggiungere la sosta per calata. Ristabilirsi sul blocco sommitale di sinistra dall’altro versante (80m). Dalla
scomoda sosta nel vuoto della finestra effettuare 1 doppia da 30m per raggiungere la Breche Carmen (4057m).
PUNTA CARMEN (4109m)
Salire per fessure spesso verglassate (20m, 5a) per raggiungere una prima terrazza. Ancora in fessure aggirare salendo a destra (N) aggirando il corno E (20m, 4c) e arrivare alla terrazza tra i 2 corni (sosta).
Salire per pochi metri al corno W e ritornare alla terrazza. Dalla terrazza con 2 doppie da 25 e 30m si arriva alla Breche du Diable (4054m).
Noi abbiamo saltato l'ultima punta L'Isolée per mancanza di tempo.
MONT BLANC DU TACUL- (4248m)
Salire il canale detritico a destra della Punta Isolée e obliquare a destra per raggiungere la cresta. Seguire il filo di cresta aggirando a destra i torrioni principali. Una corda fissa sul lato destro che porterebbe
in cima alla cresta aiuta la traversata lato destro sempre su terreno instabile. Traversare ancora orizzontalmente a destra e risalire fino ad una spalla rocciosa. Da qui diagonalmente a sinistra, su blocchi molto
instabili, si raggiunge la vetta S del Tacul.
Discesa: raggiungere la cima N del tacul su cresta nevosa e quindi scendere dalla normale (grossi seracchi e crepacci).
Materiale: materiale da ghiacciaio e da roccia. 2 viti, 1 piccozza martello, 1 corda singola da 60 m, 10 friends da 0.3 a 2 BD, qualche nut, 10 rinvii, cordini, 3 chiodi in caso di ritirata se no non servono. Meglio arrampicare
con le scarpette ma hai gli scarponi nello zaino (lascio a voi la scelta).
Mont Blanc du Tacul, 4248m
Goulotte Lafaille, D+ (II,4), 400m****
Informazioni: Lasciata la tenda vicino al Flambeaux, ci dirigiamo con gli sci al cono di neve sotto la Pyramide du Tacul (30'). Ci leghiamo sotto il Couloir du Diabel e quindi attraversiamo la delicata terminale in corrispondenza dell'isolotto roccioso e ci portiamo alla base della goulotte. L1 misto delicato a 70°, L2 bel tratto continuo stretto + 10m a 80°, quindi facile, soste a sx. L3 facile su rigonfiamenti, L4 molto bello con muro finale, L5 facile a 60° su neve. Quindi la goulotte prosegue per un bel tratto su neve. Ci siamo a quel punto calati sulle doppie in loco.
Aiguille de Rochefort, 4001 m
Cresta di Rochefort, AD, 550m****
Informazioni: Molto panoramica, entusiasmante, facile, qualche pericolo di caduta sassi per salire alla Gengiva. Molto frequentata
Dal Rif. Torino prendere il ghiacciaio in direz. NE e risalire il canale a sinistra sotto il Dente che porta alla Gengiva. Risalire il canale si raggiunge un colletto a destra di un gendarme giallo. Si continua a salire (pass. III)
verso destra fino a raggiungerre la gengiva e l'inizio della cresta. Continuare sulla cresta molto panoramica ed esposta (si vede tutta la Mer de Glace e la Val Ferret nello stesso tempo) tenendo la destra o la sinistra in base alle cornici.
Tenere la dx aggirando alcuni gendarmi. In un pendio in discesa spesso ghiacciato ed esposto è possibile assicurarsi (cordini, chiodo). Dopo qualche dosso roccioso si arriva sotto l'Aiguille. Salire il muro roccioso (talvolta verglas)
e poi prendere il canale verso destra (III+).
Discesa: con 2 calate da 30m si ritorna alla base del salto roccioso, da qui a ritroso al rifugio.
Aiguilles Marbrées, 3535m
Traversata integrale Nord Sud, PD, 200m***
Informazioni: Bella cresta di iniziazione, non molto esposta e panoramica.
Dal Rif. Torino prendere verso NE in direzione del Col Rochefort e aggirare il torrione finale della cresta posto a destra del colle. Attaccare la cresta e dopo 10 minuti si sale una fessura (III), passaggio chiave della
cresta non integrale. Continuare sul filo o sulla sponda sinistra. Ad un certo punto dopo una traversata su cresta nevosa si giunge al torrione N (evitabile, III) sulla vostra destra. Si scende e si continua facilmente in
direzione del torrione S aggirando qualche gendarme. Nella direzione del torrione S si incontra un torrione sulla destra (evitabile) che si scala sulla sinistra (IV+, 10m) da dove ci cala in doppia. Scendere al colletto
dove si incontra la calata per scendere sul ghiacciaio verso destra (cresta Marbree normale). Per l'integrale salire un torrione fissurato (IV, 20m) e poi continuare facilmente sulla cresta fino al torrione S, continuare fino
ad un salto che porta ad un colletto (breve doppia). Continuare su una cengetta sul lato destro che aggira un gendarme (III) e continuare sulla cresta fino al suo termine. La discesa sul ghacciaio si effettua su un couloir
verso destra. Evitare se secco di scendere nel mezzo del couloir (detritico) ma invece preferire di scendere su massi sul lato sinistro.
Materiali: corda 30m, qualche friend.
Traccia GPX
Aiguille des Toules, 3538 m
Parete Nord, AD, 200m**
Informazioni: Salita di ripiego in caso di poco tempo, affollamento sulla Tour Ronde o iniziazione/corsi. Dal rif. Torino al Colle des Flambeaux quindi si scende 50 m o si traversa verso la parete sulla sx. Salire a sx o dx dell'isolotto roccioso ( destra scariche sassi + probabili), quindi in cresta. Discesa per rocce e neve per la cresta E (PD-)
Aiguille d'Entreves, 3600 m
Cresta SW, PD+, 350m**
Informazioni: Bella cresta di facile accesso con passaggi esposti lungo tutto l'itinerario. Meriterebbe ***, ma per la quantità di gente ** sono già troppe. A noi è capitato di sostare un'ora nel passaggio chiave.
Dal rif. Torino passare il Col des Flambeaux, passare sotto la parete N dell' Aiguille de Toule e puntare in direzione SW verso il Col d'Entreves. Attaccare la cresta inizialmente molto facile, continuare sul filo piuttosto
stretto ed arrivare ad un colletto (III). Restare sul filo che diventa abbastanza aereo ed esposto con un passaggio di IV+ (spit e cordino), sosta sulla cima dell'Aiguille d'Entreves. Ancora
con qualche passaggio aereo la cresta
porta ad un sistema di fessure che si scendono con 3 doppie da 30m. Si arriva ad una cengia detritica e/o nevosa, che porta all'ultima struttura rocciosa che si disarrampica facilmente (II) fino alla fine della cresta mettendo piedi sul
ghiacciaio. In direzione N si recupera la traccia di salita che porta al Col des Flambeaux.
Tour Ronde, 3792 m
Parete Nord, D, 350m***
Informazioni: Via super frequentata. Attenzione alle cordate sopra di voi ! Salire il primo pendio fino alla strettoia su pendio di neve a 45-50°. Sosta a dx. Salire su ghiaccio a 55-60° in centro, nel caso ci siano troppe cordate salire a dx per rocce e misto e col secondo tiro si supera la strettoia, quindi per altri 3 tiri si arriva alla cresta che porta alla cima. Discesa per la cresta SE.
Tour Ronde, 3792 m
Couloir Gervasutti, AD, 350m***
Informazioni: Via ideale per cominciare a fare un po' di couloir. Passare davanti alla parete N della Tour Ronde e continuare fino all'evidente couloir. La parte più difficile riamane il superamento della terminale. Quindi pendenza regolare sui 50° all'inizio poi si attenua sui 45°. Possibilità anche di assicurarsi sulle rocce a metà canale. Discesa per la cresta SE dalla cima.
Mont Maudit, 4468 m
Informazioni: Grande classica su cresta con passaggi molto estetici ed esposti alla Punta Androsace
Primo giorno: salita al col del Fourche per un pendio di neve (o ghiaccio) a 45°
poi a sx al Bivacco della Fourche (3737m, 15 posti, coperte) - CROLLATO IL 27/8/2022.
Al biv La Fourche ci siamo alzati all'una, quindi si segue la cresta evidente. La prima parte è in cresta
dritta con tratti di neve e misto, attenzione alle cornici da paura. Quando la
cresta comincia a salire stare sulla sx e quindi ritornare in cresta fino ad
arrivare ad una cresta affilata (nella foto) molto esposta che porta a ridosso
della punta di Androsace, qui l'abbiamo aggirata a sx quindi si scende ad un
intaglio (occhio alle cornici, esposto) per risalire un tratto di misto, tratto
chiave della via (IV, 1ch) che riporta in cresta e poi ad una sella che porta
facilmente all'anticima e quindi alla cima facilmente.
Monte Bianco, 4810 m
Informazioni: Una splendida salita al Bianco che offre la possibilità di sfiorare l'immensa
parete est del Bianco. Itinerario evidente con l'incognita dell'uscita.
Primo giorno: salita al col del Fourche per un pendio di neve (noi ghiaccio) a
45° poi a sx al Bivacco della Fourche (3737m, 15 posti, coperte). Noi ci siamo
arrivati per primi (ore 15) ma si riempie spesso di gente che fa la Kuffner.
Secondo giorno: calata dalla ringhiera del bivacco. Con 70m si arriva alla fine
delle rocce (noi abbiamo installato una corda fissa che abbiamo lasciato lì).
Possibili calate da 30m (cordini dappertutto). Quindi si passano due crepi verso
sx scendendo e si arriva sul ghiacciaio della Brenva. Lo si attraversa a sx dei
buchi puntando il Col Moore ed evitando così di attraversare il pendio dove
scarica il seracco del Colle della Brenva. Passare sotto le rocce che scendono
dallo sperone fino ad incontrare lo scivolo della variante Gussfelt. Salire
appena possibile dove la terminale lo permette e riportarsi vicino alle rocce
che si seguono fino alla cresta. Sul filo della cresta (molto affilato) si sale
lo sperone stando sui pendii nevosi (40-45°) fino ad arrivare all'isolotto
roccioso che si passa a sx in un corridoio ghiacciato tra l'isolotto e il
seracco. Da qui in questo periodo (07-2010) si può proseguire dritti verso
destra facendo una lunga traversata sotto i seracchi che scendono dal Mur del
Cote, più facile ma più esposto, (valutazione globale IV, 1). Oppure, come
abbiamo fatto noi, salire il seracco a sx subito dopo il corridoio, ghiaccio
spaccoso, ripido ma meno esposto alla caduta dei seracchi (valutazione globale
IV, 4+). Nella valutazione in testa ho messo una via di mezzo. Una volta sui
terrazzamenti sopra non è finita. Diversi crepacci molto aperti e lunghi, posti
perpendicolarmente alla salita obbligano la ricerca del passaggio fino ad
arrivare al plateau sommitale sopra il Mur del Cote (4450 m) dove passa la
normale al Bianco dei Trois Monts.
Monte Bianco, 4810 m
Cresta dell'Innominata, D+ (IV,3), V+, 1000
m******
Informazioni: Grandissima ascensione sulla immensa parete S del Bianco. Itinerario non
evidente e faticoso con qualche passaggio su roccia atletico (pass. chiave camino
di 40m, 5b) nella prima parte e poi misto e ghiaccio nella parte finale.
Necessario affiatamento e condizioni di tempo stabile.
Primo giorno:
Si parte dopo i Chalet del Miage nella Val
Veny dopo il secondo ponte della strada che porta a Freney (1570 m) e si prende
il sentiero che porta al Rif. Monzino (2561 m) attraverso un sentiero attrezzato
(F, 2h). Da qui puntare alla cresta SW che scende dalla Punta dell'Innominata e
dirigersi verso l'isolotto roccioso che emerge in mezzo al ghiacciaio che si
raggiunge verso i 3000 m di quota. Salire tenendosi sulla destra e superando
un'intricato dedalo di crepacci. A fine estate evidenti, ad inizio stagione mi
sa un po' meno. Quindi restare sulla destar per salire il ripdo pendio che porta
al Col du Freney (crepacci molto larghi). Da qui puntare ai bivacchi sul Pic
Eccles traversando a sinistra. I bivacchi si trovano a 3852m e sono due: il biv.
Crippa più basso e più nuovo (6-9 posti, coperte). l'altro, il biv. Lampugnani
(6-9 posti, coperte) 15 m più alto e più vecchio, noi l'abbiamo trovato aperto
con neve all'interno e materassi rotti (AD, 7h con neve da battere). In totale
il programmino di riscaldamento del primo giorno sono 2280 m di dislivello per 7-9h di salita
che non molla mai.
Secondo giorno:
Passare sotto al biv. Lampugnani e passare sul versante W lato Brouillard.
Una doppia da 30 m permette di superare la crepaccia terminale e arrivare sul
ghiacciaio. Quindi risalire il ripido pendio di ghiaccio che porta al Col Eccles
(4041 m, 1h30). Attraversare a sx la sottile cresta e siamo pronti per la
cresta.
La relazione di Damilano è la migliore che ho trovato. Salire direttamente per
fessure e camini la cresta (III). Quindi salire un camino di 40m (1ch, cordino,
V+, faticoso) ed arrivate ad una stretta cengia sulla sx, percorretela e
prendete una fessura obliqua da sx a dx di 5m (1 nut incastrato, IV+) quindi
piegate nettamente a sx per raggiungere nuovamente la cresta. Continuare per un
sistema di fessure e camini fino alla cresta nevosa che porta alla base delle
due torri rosse (III+). Qui continuate per terreno misto un po' infido sotto le
torri tenendole sulla dx e guadagnando la il largo canale nevoso che separa la
cresta dell'Innominata con la cresta del Brouillard. Salire il canale
nevoso sulla dx fino ad un ch. vecchio e attraversate il canale (scariche sassi)
e risalire su terreno misto una piccola costola rocciosa che vi tiene un po'
riparati dai sassi, quindi puntare ancora a sx su una costola più alta (misto,
sassi instabili) e all'evidente pendio ghiacciato obliquo (non è uno stretto
couloir come dice Damilano) sulla sx sotto una torre rossa strapiombante.
Salirlo per 2 lunghezze fino allo sperone del Brouillard. Si risale lo sperone
per 200m (III) con passaggi di misto e creste di neve passando un caratteristico
gendarme di misto delicato che porta al pendio finale di neve/ghiaccio di 150 m
che porta sulla cresta sommitale (4655 m, 11h). Continuare verso dx la cresta
nevosa, salire il primo risalto roccioso stando sulla dx (rocce instabili, III)
quindi continuare la cresta rocciosa successiva e la cresta nevosa che porta ai
pendii di neve sul lato N che costeggia il Monte Bianco di Courmayeur (sulla dx)
quindi risalite i pendii finali che portano in vetta (4808m, 14h). Noi ci siamo
arrivati al tramonto alle otto di sera, tempo calmo, forse un po' freddo, ma
tanta gioia dentro.
Discesa:
Siamo scesi verso NW al rif. Gouter attraversando il Dome du Gouter (2h, 3817
m), speravamo di poter riposare, invece tutti i letti occupati ed in cucina i
custodi scalmanati che hanno festeggiato l'ultima notte di lavoro della
stagione. Quindi abbiamo dormito su un tavolo del rifugio e aspettato la sveglia
delle 3 di notte per chi andava in vetta per guadagnarci un posto in
dormitorio.... già caldo.
Il giorno dopo siamo scesi alla stazione del Nid d'Aigle lungo il sentiero
attrezzato sotto la neve. Il resto è fatto di autostop in successione per
ritornare in Val Veny a riprendere l'auto.
Aiguille de Bionnassay, 4052 m
Traversata Miage-Bionnassay, D- (III, 1), IV, 2400m
*****
Informazioni: Uno dei più bei percorsi per arrivare sul Bianco. Lungo viaggio di cresta,
molto evidente nel percorso ma che richiede abitudine alla progressione su
creste affilate ed aeree e terreno misto (passaggi di IV). La traversata della
Bionnassay combinata con quella dei Domes dei Miages richiede comunque
esperienza, allenamento, affiatamento della cordata e condizioni di tempo
assolutamente stabile e con poco vento.
Il primo giorno da Les Contamines (1160m) raggiungere Hot de Tré-la Tete (1970m)
per sentiero e poi lungo la morena di dx or. raggiungere le scale che portano ai
contrafforti rocciosi dove si trova il bello e nuovo rif. Conscrits (2730m).
Disl. 1570m.
Il secondo giorno si effettua la traversata dei Dômes de Miage (III, AD), circa
3 km, molto frequentata dal Col dei Miages (NE-SW), la si effettua invece in
senso inverso (SW-NE). Partiamo dal rifugio alle 4.30 e raggiungiamo in 2h
l'Aiguille de la Bérangère (3425m) per detriti e piccoli nevai. Si scende al Col
de la Bérangère (3348m) per facili roccette e si risale per cresta nevosa e
roccette al primo Dôme (3670m) in 1h20. Quindi ancora per cresta nevosa si
raggiunge rapidamente il secondo Dôme (3666m) e ancora per cresta nevosa, questa
volta abbastanza affilata il terzo Dôme (3633m) e infine si scende al Col des
Dômes (3564m), 30 min. La maggior parte delle cordate raggiunge questo colle
facilmente dal ghiacciaio de Tré-la Tete e percorre in senso inverso al nostro
la traversata di queste tre cime (II, PD). Infatti da qui in poi non abbiamo
trovato tracce. Dal colle si raggiunge il quarto e più alto dei Dômes (3673m)
attraverso una cresta ripida nevosa con un ultimo tratto di roccette e
quindi il quinto e ultimo Dôme (3688m) per una cresta di sfasciumi (1h dal Col des Dômes). Da qui inizia la lunga discesa per rocce e sfasciumi (una doppia da
20m consigliata per evitare gli sfasciumi quando ci si porta sul versante ripido
francese) che porta al Col de Miage (3356m) e al ref. Durier, 1h10 dall'ultimo
Dôme (Disl. ca. 1300m)
Il terzo giorno si effettua la traversata della Bionnassay (III, AD+), circa 5km
fino al Gouter. Partiamo alle 3.30, la traccia è da fare. Si sale la lunga
cresta all'inizio su neve e misto (ometti) poi su roccette fino ad una spalla,
continuare per cresta nevosa affilata fino ad un risalto roccioso (pass.
chiave), 1h50 dal rifugio. Dalla cresta attraversare su neve una decina di metri
verso destra e salire lungo un diedrino (direi piuttosto tra due placche
rocciose) e piegare a dx per raggiungere una terrazza, 25m, IV. Salire a sx o dx
per diedri raggiungendo il filo, 20m, III. Salire le placche a sfoglia
(attenzione molte sono appoggiate) ed entrare in un diedro obliquo verso dx
quindi attraversare a dx su placca e risalire per un diedro a sfoglie, 50m, IV, sosta in cima al diedro. Per rocce facili a dx salire in cima del risalto
roccioso. Da qui per neve raggiungere l'Aiguille de Bionnassay (4052m), 4h dal
rifugio. Scendere per neve e ghiaccio la cresta affilatissima ed aerea (fiducia
nel compagno indispensabile) al Col de Bionnassay (3888m). Da qui si risale al
Piton des Italiens (4002m) e sempre per cresta nevosa si arriva ad un ultimo
sperone roccioso e quindi alla cupola nevosa del Dôme du Goûter (4304m), 2h30
dalla cima, disl. 1150m. Da qui seguendo il treno di persone si può salire in
cima al Bianco. Discesa o lungo la normale del Goûter o passando dal
Maudit.
Materiale necessario: corda da 50m, 3 friends (0,5-1 BD), nuts, cordini, un paio
di viti.
Gruppo del Gran Paradiso
Gran Paradiso, 4061 m
Normale dal Rif. Chabod, PD**
Informazioni: 4000m facile e molto frequentato. Il ghiacciaio fino alla schiena d'asino è un po' crepacciato ma
non c'è problema.
Dal rif. Chabod scendere sul ghiacciaio Laveciau. Puntare alla parete NW del Gran Paradiso, verso 3300m piegare a destra portandosi al centro del vallone, salire tenendo la destra.
Arrivare ad un pianoro (schiena d'asino, 3700m) dove la via incontra la normale che sale dal rifugio Vittorio Emanuele. Attenzione crepi ortogonali. Con pendenza meno
sostenuta puntare al castello. Alla cima dato il mondo che c'era abbiamo preferito salire sulla cima a nord, quindi ridiscendere (III) alla
forcella tra le 2 cime e risalire alla madonnina da nord (III+, chiodo) per poi
scendere dalla parte sud comune.
Gran Paradiso, 4061 m
Parete NW, Via Manera-Rossetti, TD- (II,4), 600m***
Informazioni: E' la ricerca del difficile in una parete facile. La salita della parete NW del
Gran Paradiso offre una salita su neve o ghiaccio (a seconda delle stagioni)
regolare con pendenze dai 45 ai 50° (Via Bertolone, D) se presa tra la costola
rocciosa di sx e il seracco a dx. Se si affronta il seracco direttamente, come
abbiamo fatto, sullo spigolo sx, si aggiunge una lunghezza tra i 70 e gli 80°.
Dal rif. Chabod puntare alla parete NW costeggiando la morena di sx (salendo) e
quindi passare di fianco alle pendici del Piccolo Paradiso. Attaccare la parete
nel suo centro e puntare direttamente al seracco. Fare sosta sotto al seracco e
salirlo (sullo spigolo di sx assenti festoni di ghiaccio) per una lunghezza.
Quindi su terreno facile salire diritto alla cima lungo la costola ghiacciata
sopra il seracco. Facilmente in vetta. Scesi al Vittorio Emanuele.
Ciarforon, 3643 m
Parete N, AD+, 350m**
Informazioni: Facile parete nord ideale per un corso di alpinismo. Il seracco con tutte le
varianti di salita descritte in letteratura non esiste più. Anche le difficoltà
sono notevolmente ridimensionate.
Dal rif. Vittorio Emanuele, oltrepassato il lago, si sale verso la parete
tenendo la morena dietro il rifugio alla propria sx. Su ghiacciaio puntare alla
parete nord direttamente. Diverse possibilità di salita. Stando a sx della
costola disseminata di isolotti rocciosi, la pendenza è costante sui 45° fino
alla barra rocciosa che si supera con una lunghezza attraverso un canalino molto
bello su ghiaccio sottile e roccia marcia (IV, 70°). Stando lungo la costola
invece si incontrano pendenze maggiori mentre il superamento della barra
rocciosa avviene attraverso l'evidente canalino centrale (60°) o attraversando a
sx del canalino centrale una crestina nevosa sopra le rocce. A destra della
costola invece pendii più facili portano sempre al canalino centrale. Sulla
calotta invece pendenza costante sui 50° fino alla cresta che porta alla vetta.
Discesa per la normale sulla cresta NE. Scendere per il pendio nevoso a 45° fino
a raggiungere un colletto nevoso. Proseguire lungo la cresta fino ad incontrare
alcuni passaggi rocciosi. Qui due doppie da 30 e 50 m conducono ad un canale
nevoso che porta al ghiacciaio pianeggiante.