In bus attraverso il Peru meridionale e spedizione nella
Cordillera Blanca. Salita all'Alpamayo (5947m) e altre cime.
Caldo e Oli
21 Giugno - 28 Luglio 1999
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Questa
è la nostra
prima vera spedizione alpinistica alla quale associamo un giro turistico
per il Peru. Non abbiamo un vero obiettivo, solo quello di divertirci e
scalare qualche bella cima nella Cordillera Blanca.
Con un volo dell'Iberia sorvoliamo l'immensa e impenetrabile amazzonia
brasiliana
e raggiungiamo Lima dove una congregazione
di suore ci aspetta. Non è uno scherzo, tramite una conoscenza di
Oli infatti siamo riusciti ad ottenere un luogo sicuro (un convento
di suore direi che lo è sufficientemente) per poter lasciare
tutto il nostro materiale di alpinismo fintanto che visitiamo il Peru.
Con
un aereo arriviamo a Cusco. Come c'è
scritto su tutte le guide..."la città è imbevuta di
storia". Le costruzioni Inca e quelle spagnole si sono miscelate
e sovrapposte alla perfezione, stupefacenti le mura Inca, le pietre tagliate
e incastrate con la precisione di uno svizzero, mai visto nulla di simile
... nemmeno in Svizzera ! Per mangiare vi consiglio il Puma Wa in Calle
Triunfo.
Un altro posto magico, soprattutto al tramonto,dove si possono vedere
meglio le tecniche di costruzione Inca è Saqsaywaman (si pronuncia
come sexy woman), raggiungibile in bus o autostop. Siamo capitati proprio nei giorni
dell' Intiraymi, la festa del Sole.
La città è piena di gente che balla e mangia, la sera è
quasi impossibile muoversi per le strade. |
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La festa culmina poi il giorno dopo proprio a Saqsaywaman per il solstizio
d'inverno (fate i vostri calcoli per arrivare qui in tempo). Nella piazza
per tutto il giorno si celebra una cerimonia in lingua Quechua con balli
e recite, sulla collina di fronte centinaia di persone mangiano, bevono
e cantano. Ci offrono delle patate dolci che scambiamo con delle foglie
di coca, poi arriva un boccale di Chicha a la fresa (una specie di birra
di mais, poco alcolica, fermentata sotto terra e miscelata con delle fragole):
ottima. Conosciamo Guisela e Claudia, una colombiana e una peruviana che
vivono a New York....festeggiamo con loro il solstizio di quest'anno |
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Momenti dell'Intiraymi , la festa del sole, a Saqsaywaman. Una donna
versa un boccale di chicha alla fragola.... ci vuole un po' di coraggio
ma è buona. Vi consiglio di non pagare il biglietto per stare a guardare
seduti lo spettacolo ma di mischiarvi tra la gente. Lo spettacolo è lì. In alto a sinistra le pietre
perfette delle costruzioni Inca. |
Prendiamo il bus per Puno dove arriviamo alle 4.30 di notte, tutto chiuso. Terminiamo la notte sdraiati
sulle sedie di una caffetteria. La mattina cerchiamo un battello per andare
sull'isola Amantanì sul Lago di Titicaca,
ma sfortunatamente si tratta della classica barca turistica che fa il
giro del Lago. Ancora una volta siamo inseriti nel tour organizzato: visita
alle Isole Urus e arrivo sull'isola Amantanì. La notte dormiamo
per 10 soles presso una famiglia locale, poverissima. Bambine madri allevano
i loro figli accudite ancora dai loro genitori. Gli uomini di queste bambine,
ci raccontano i genitori, vivono sulla terraferma... già, anche
se in mezzo alle montagne a quattromila metri di quota la vita è
come se fosse in mezzo al deserto. La sera saliamo il Monte Pachatata
(4120 m), ci fa bene per l'acclimatamento. La mattina seguente navighiamo
verso l'isola Taquila, molto simile alla precedente. Mangiamo un ottimo
Pescado Rey con papas e assaggio l'Inca Kola (una bevanda al gusto di
cedro e chewing gum di colore giallo fosforescente). La sera ritorniamo
a Puno dove prendiamo l'autobus per Arequipa.
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Lago di Titicaca, sopra alcune bambine stupende sulle Isole Urus, le isole galleggianti. Costruite dal
popolo degli Urus, sono formate da strati di canne stratificate, i quali marciscono sul
fondo e vengono ricoperte da canne nuove. A sinistra le case poverissime
fatte di fango e paglia sulle Isole Amantanì. Nella foto pesci a seccare |
La città di Arequipa
è molto bella e anche le ragazze sono molto belle, ci sono più
persone di origine europea. Assolutamente da vedere il Convento di Santa
Catalina, perfettamente conservato. Molto bello è anche il mercato
in San Camillo. Tra i consigli pratici: per dormire l'ottimo, se trovate
posto, Hotel Regis e il ristorante San Francisco se avete voglia di una
buona parillada. |

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A sinistra
la Plaza de Armas, a destra il monastero di Santa Catalina, aperto al pubblico
solo nel 1970
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Prendiamo l'autobus per Chivay e Cabanaconde.
Attraversiamo un paesaggio estremamente desolato, i paesini molto poveri
sono tutti mezzi diroccati dai terremoti che si sussegono (tuttora) in questi
anni. A Cabanaconde non c'è niente e facciamo difficoltà a
trovare anche da dormire. Da Cabanaconde la mattina prendiamo il bus per
il Cruz del Condor, è un canyon profondo almeno 1000 m popolato da
numerosi condor. La cosa migliore è quella di arrivare la sera e
dormire lì con la tenda, per evitare i turisti della mattina. La mattina
prendiamo l'aereo per Lima, andiamo dalle nostra suore e cambiamo d'abito: da
turisti cerchiamo di fare gli alpinisti...
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Cordillera Blanca
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Arriviamo
a Huaraz, in giro molti peruviani
e turisti. La città è piena di negozietti che affittano,
vendono e comprano materiale alpinistico: c'è di tutto. Tra
questi spicca Montrek Adventures in Av. Luzuriga gestito da Vladimiro
(più che un negoziante lo definirei un trafficante; molte cose
in vendita penso siano rubate, ai campi forse). Lui conosce tutti quanti,
è quindi una fonte preziosa di notizie sulle condizioni delle cime
e delle vie. Inoltre possiede le uniche carte locali delle principali
cime della zona.La sera mangiamo assieme un tipico
pollo y papas e dopo due ore ci tira dentro un giro di donne peruviane
alla discoteca El Tambo: il livello è da porto mercantile !
Huaraz con in fondo le cime dello Huascaran |
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Il giorno dopo facciamo un giro in
quota per acclimatarci. Arriviamo al Churup Lake a 4400 metri di quota.
Nello scendere ci facciamo dare un passaggio da una camionetta piena di campesinos
venuti in montagna per ammazzare alcuni maiali di loro proprietà.
Per le prime salite ci trasferiamo al Campo Base Ishinca, ottimo punto d'appoggio per l' Urus e il Tocllaraju.
Per 60 soles ci facciamo portare a Collon da un taxi, quindi per 15 $ troviamo un "burro y arriero" (mulo + conducente)
per portare il materiale fino al campo base (4 h, 4200 m). Là congediamo l'arriero e piantiamo la nostra tenda.
Il posto è splendido, attorno a noi il circo di montagne e sotto i nostri piedi della bella erbetta morbida.
Alle 6:00 partiamo verso l'
Urus Este. La salita su morena è ripida e faticosa, a 4900 m calziamo i ramponi, la neve è abbondante ma fortunatamente esiste un tracciato con della neve calpestata e compatta. Aggirati alcuni seracchi si arriva ad un colle e da questo facilmente in cima (3h45, 5495 m). Ottima cima per l'acclimatamento e tastare le condizioni della neve. |
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L'Urus Este, l'arrivo al colle e sullo sfondo la cima. |

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Il giorno dopo smontiamo la tenda e partiamo per il
Tocllaraju. E' previsto un campo intermedio.
Rimaniamo sulla sinistra rispetto alla morena centrale, il pendio è molto ripido. A 4900 m si sale sul ghiacciaio,
si sprofonda molto e per di più il tempo comincia a cambiare, in breve siamo in mezzo alla bufera.
Saliamo ancora fino ad una cornice poi fissiamo il campo 1 (5h, 5300 m). Il tempo peggiora, la tormenta di neve dura tutta la notte.
La mattina rinunciamo e decidiamo di scendere. L'incontro al campo base con Charlotte, una bellissima ragazza neozelandese,
ci consola della giornata sfigata.
La bella punta del Toclaraju. Sotto la salita e il campo 1 nella bufera (5300 m).
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A Huaraz le informazioni di Vladimiro
non sono per niente incoraggianti, dappertutto gli alpinisti sono tornati
indietro. L'Huascaran è "proibido" oltre il campo 2,
una valanga ha interrotto per un po' di settimane il percorso alla vetta.
Optiamo per il famoso e splendido
Alpamayo
(considerata come la montagna più fotogenica della Terra) per la
Via Casimiro Ferrari, una via di 650 m di ghiaccio classificata AD+.
1
° giorno:
Arriviamo a Cashapampa dove
ci arrangiamo con un arriero per portare parte del materiale fino al
Campo Base. Ci vuole 1 giorno e mezzo di cammino per arrivarci.
Piantiamo le tende alla Laguna Chica (4h30, 3800 m), luogo
molto bello e frequentato dai trekkers del Santa Cruz.
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 Il Nevado Alpamayo
e la cresta SE visti dal Campo base. A sinistra con i muli alla
partenza da Cashapampa per il Campo Base.
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2° giorno:
arriviamo al campo base dopo 3h di cammino a 4200 m, dove congediamo l'arriero con i suoi 2 burros,
e proseguiamo lungo la morena che scende dall'Alpamayo. Gli zaini sono
pesantissimi. Ci accampiamo al Campo Moreno (5h30, 4800 m) in realtà un nido di aquile incantevole,
una terrazza che può ospitare al massimo 2-3 tende, al limite tra ghiacciaio e morena. Il campo è deserto, abbiamo anche dell'ottima acqua da bere. La notte fa molto freddo.
3° giorno:
lasciato il campo, il pendio sul ghiacciaio
è subito un labirinto tra i crepacci e i seracchi pensili sopra le nostre teste fino al Campo Colle.
La salita non è difficile ma non mi piace per niente. Arriviamo al Campo 3 o Campo Colle a mezzogiorno
(3h, 5300 m). Ci sono parecchie tende, la maggior parte sta tornando a casa, ma domani comunque ci dovrebbero
essere sulla via 3 guide alpine messicane e un folto gruppo di finanzieri spagnoli.
La vista sull'Alpamayo è qualcosa di meraviglioso, non smetto di
osservare quella parete di ghiaccio, i colori e...ovviamente tutti i
dettagli della nostra via.
Qui a destra la nostra tendina al Campo Moreno e sullo sfondo il ghiacciaio che si tuffa nella laguna Taullicocha.
Sotto la salita dal Campo Moreno al Campo Colle tra i seracchi pensili e i crepacci. |
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4° giorno:
Partiamo alle 4:30, dietro i messicani, dopo 1h siamo alla crepaccia terminale, un messicano,
solo, torna indietro sputando sangue (alla faccia del cameratismo). Olivier si preoccupa. Pianto un'estaca (barra in alluminio da 50 cm per
l'assicurazione su neve) e supero la crepaccia. Siamo nella canaletta, sulla via che porta dritta in cima.
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 Una meringa di ghiaccio gigantesca sovrasta la via, speriamo che regga per questa mattina. Ci alterniamo bene, andiamo via veloci, i chiodi da ghiaccio servono a poco, il ghiaccio è coperto da neve, l'inclinazione è sui 55°.
Il settimo e ultimo tiro (30 m, 70°), molto stretto, permette di
superare la meringa sulla destra. Siamo in cima alle 10:00 (5h30, 5947
m), il tempo è magnifico e la vista superba. In fondo, piccola piccola,
la nostra tendina. |
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Le doppie sono su estacas in loco, scendiamo veloci. Gli spagnoli, che stanno ancora salendo, ci scaricano giù di tutto, i pezzi di ghiaccio fischiano nelle orecchie. A mezzogiorno siamo al Campo Colle. Mi accorgo che non sento più l'alluce sinistro, ha un colore che non promette niente di buono, non so se è la vescica che avevo o se è congelato. Decidiamo di scendere direttamente al campo base nel pomeriggio quando la temperatura comincia a scendere per evitare crolli sulla via del ritorno. Alle 20:30, alla luce delle torce siamo al campo base... direi una bella giornata intensa.
5° giorno:
arriviamo a Cashapampa e da
qui a Huaraz. Il medico mi conferma che è il dito è congelato
ma sembra recuperabile, il colore blu, però, non è certo
incoraggiante. A Huaraz vendiamo un po' di materiale
alpinistico, alcune estacas avanzate e ci organizziamo per il rientro
a Lima e quindi a Milano. |
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